Nuovo Isee, riforma al via: vademecum per il contribuente

Redazione 15/01/15
Fra polemiche (i CAF attendono ancora il rinnovo della convenzione) e preoccupazioni relative alle difficoltà per il contribuente, è partita la riforma dell’ISEE (indicatore della situazione economica equivalente): significa che dallo scorso 1 gennaio chiunque voglia accedere a una prestazione di weilfare deve presentare il nuovo modello di dichiarazione sostitutiva unica. Le differenze, rispetto al precedente sistema, sono parecchie: è cambiato il modello di dichiarazione, e ci sono una serie di novità nel sistema di calcolo dell’indicatore, elaborate per renderlo il più fedele possibile alla reale situazione economica delle famiglie.

il presente articolo è firmato da Barbara Weisz, autrice del volume “Guida al nuovo Isee” (Maggioli, 2015) ndR

La prima cosa da sottolineare è che il modulo per la richiesta dell’ISEE, la DSU (dichiarazione sostituiva unica) è cambiato: chiunque debba richiedere prestazioni per cui è necessario l’ISEE deve quindi compilare la nuova DSU. Quest’ultima si compone di un modello MINI, che va compilato sempre, e da altri moduli che invece cambiano a seconda della tipologia di prestazione che si richiede (diritto allo studio universitario, prestazioni socio-assistenziali, componenti aggiuntive (esempio: genitore non convivente sposato con un coniuge diverso dall’altro genitore).

Rispetto alla normativa precedente, il contribuente deve autodichiarare meno informazioni: in generale, tutto ciò che è già noto all’amministrazione finanziaria non va dichiarato. Ad esempio, non bisognerà più dichiarare il reddito, l’INPS chiederà i relativi dati direttamente all’Agenzia delle Entrate.

Altra novità, è possibile cambiare il proprio ISEE nel caso in cui intervengano sensibili variazioni nella condizione economica della famiglia (caso classico: la perdita del lavoro), compilando il cosiddetto ISEE corrente, e presentando i documenti che attestino il cambiamento della situazione a causa del quale si chiede il ricalcolo.

«Il nuovo ISEE – spiega il ministro del Lavoro Giulaino Poletti -, ci permetterà di identificare meglio le condizioni di bisogno della popolazione, consentendoci allo stesso tempo di contrastare le tante pratiche elusive ed evasive, purtroppo ancora diffuse nel nostro paese. Dotarsi di uno strumento come questo è ancora più importante in una fase storica come l’attuale, con il prolungarsi delle difficoltà economiche delle famiglie e la necessità di mantenere un controllo rigoroso della finanza pubblica».

Ricordiamo che l’ISEE viene elaborato dall’INPS, il contribuente deve solo presentazione al dichiarazione ai CAF, convenzione permettendo, oppure direttamente all’ente che eroga la prestazione, oppure all’INPS, o ancora al proprio commercialista). Comunque, la formula è la seguente: indicatore della situazione economica (che incamera sostanzialmente il reddito e altre entrate) + il 20% dell’indicatore della situazione patrimoniale (che comprende investimenti mobiliari e immobiliari), il tutto diviso per il coefficiente del nucleo familiaire (che cambia a seconda della composizione della famiglia). Attenzione: il nucleo familiare è la famiglia anagrafica, come risulta dallo stato di famiglia (che può, ad esempio, comprendere persone conviventi ma non sposate). Ricordiamo che il modo in cui sono calibrate le diverse componenti che concorrono a formare l’ISEE è stato modificato, valorizzando maggiormente rispetto al passato la componente patrimoniale (il valore degli immobili, ad esempio, è parametrato all’IMU, ma chi ha il mutuo lo può detrarre).

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