La pensione lorda media erogata dall’Inps e dagli altri Enti previdenziali era, nel 2011, di 1.131 euro al mese, con un forte distacco tra quella degli uomini (1.366 euro) e delle donne (930 euro). Forte anche la differenza su base territoriale: si va dai 1.238 euro medi del Nord Italia, passando ai 1.193 del Centro per finire ai 920 del Mezzogiorno.
Se, al posto del reddito complessivo, si guarda alla singola pensione, l’importo medio è di 780 euro con accentuate differenze tra quelle previdenziali (870 euro) e quelle assistenziali (406 euro). Più di un quarto dei pensionati ha, comunque, più di una pensione. Tra quelle previdenziali ci sono divari significativi nelle medie tra quelle di anzianità (1.514 euro medi), quelle legate al prepensionamento (1.469 euro) e quelle di vecchiaia (649 euro).
Ma la fotografia scattata dal Bilancio Sociale dell’Inps non si limita alle sole pensioni. Guardando al potere d’acquisto, quello delle famiglie è diminuito del 3,8% nel periodo 2008-2011. Secondo i dati dell’Istituto nel 2011, a fronte di un aumento del reddito lordo disponibile in termini monetari dell’1,9%, si è avuta una riduzione in termini reali dello 0,9%. Dal 2007 (cioè da prima della crisi), la perdita di potere d’acquisto delle famiglie registrata in Italia fino al 2011 è stata del 5,2%. Situazione che, come segnalato dall’Inps, “avrebbe potuto essere ben più grave senza l’intervento compensativo delle prestazioni sociali”.
La crisi economica, tra i suoi tanti effetti, sta sortendo anche quello di riportare in numero crescente le donne italiane a fare le colf (collaboratrici familiari), dopo anni nei quali i lavori domestici erano diventati progressivamente sempre più prerogativa degli immigrati. Dalla ricerca condotta dall’Inps, nel 2008 domestiche e badanti di nazionalità italiana erano 119.936, balzate – negli anni della crisi e della recessione –a 134.037 nel 2009, 137.806 nel 2010 e fino a 143.207 nel 2011 (23.000 in più in tre anni, per un aumento di circa il 20%). Oggi i lavoratori italiani (quasi tutte donne) del settore rappresentano un quinto del totale (il 20,5%).
Dai dati resi noti a seguito dell’indagine emerge anche come tra il 2009 e il 2011 i dipendenti privati in Italia sono diminuiti dello 0,6% (da 12,5 milioni a 12,42 milioni). Riduzione che è stata consistente soprattutto per gli i lavoratori dipendenti con meno di 30 anni, con una perdita dell’11,3% e 280.000 occupati in meno in questa fascia di età (da 2.468.000 a 2.188.000). Dato ancor più drammatico per i giovani fino a 19 anni, con un calo che nello stesso periodo è stato del 45,5%, da 110.713 a 60.292 (una platea molto più ristretta, dato che fino ai 19 anni la grande maggioranza dei giovani studia).
Nel 2011 l’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale ha speso per ammortizzatori sociali 19,1 miliardi di euro, l’1,7% in meno rispetto ai 19,4 miliardi spesi nel 2010 (nel 2009 furono stati spesi 18,2 miliardi). Di questi, l’Inps ha versato 11,66 miliardi per le indennità di disoccupazione, 5,2 per la cassa integrazione e 2,4 miliardi per le procedure di mobilità.
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