Nelle settimane scorse, abbiamo raccontato come l’incombenza della mini Imu, tra uffici impreparati, istruzioni vaghe e imprecise, conteggi quasi impossibili, avesse generato un caos mai visto, tra code interminabili agli sportelli Caf e contribuenti smarriti, in cerca di consulenze che, in molti casi, sono costate ancor più dell’importo.
Ora, quello che appariva come una semplice formalità, la conversione in legge del decreto 133, approvato a fine novembre dal Consiglio dei ministri a copertura della seconda rata Imu, si è improvvisamente complicato, mentre i granelli nella clessidra stanno per finire. Da una parte l’elevato numero di emendamenti, dall’altra, l’ostruzionismo del MoVimento 5 Stelle che sta criticando aspramente l’altro volto del decreto, quello che riguarda le partecipazioni nella Banca d’Italia: sono queste le ragioni che rischiano di portare alla clamorosa decadenza del decreto.
Un epilogo che potrebbe, dunque, assomigliare al decreto salva Roma di fine anno, crollato a seguito delle “picconate” delle opposizioni, grillini in primis, , ma stavolta, gli effetti sul fronte fiscale sarebbero ancora più gravi.
Il provvedimento a forte rischio, infatti, è il testo che copre la seconda rata Imu del 2013, quella inizialmente prevista per lo scorso dicembre: un epilogo che, se veramente dovesse avvenire, renderebbe del tutto inutile lo spreco di energie e risorse nella mini Imu, dal momento che la rata verrebbe interamente ristabilita.
Così, si troverebbero a dover pagare tutti i proprietari di abitazione principale, abitazioni assegnate dalle cooperative a proprietà indivisa, abitazioni degli Iacp, ex casa coniugale assegnata dal giudice della separazione, abitazioni del personale del comparto sicurezza, terreni agricoli posseduti e condotti da coltivatori diretti o imprenditori agricoli professionali, purché iscritti nella previdenza agricola. In aggiunta, non sarebbero esenti neanche le pertinenze delle prime case, per appartamenti assegnati ad anziani ricoverati in case di cura o a figli o parenti di primo grado in linea retta.
Questa volta, però, a trovarsi il balzello non saranno solo i 2mila e 400 Comuni sottoposti a mini Imu per effetto dell’incremento dell’aliquota, ma tutti i contribuenti italiani. Le uniche speranze ,a detta degli osservatori, risiedono, da una parte, nella possibilità che il presidente della Camera Laura Boldrini riduca drasticamente il numero degli emendamenti, e, dall’altra, nell’improvviso ravvedimento dei grillini, dopo le eclatanti proteste dei giorni scorsi sul testo. In alternativa, risorgerà dalle ceneri l’odiatissima Imu e saranno dolori.
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