Si avvicina il giorno nero per le tasche dei proprietari di immobili: il 16 dicembre prossimo, infatti, ben 25 milioni di italiani, anche residenti all’estero, faranno incassare al fisco circa 10 miliardi di euro, saldando l’acconto versato a giugno per IMU e TASI.
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Nonostante l’allentamento della pressione fiscale attuato dalla Legge di Stabilità 2016 abbia fatto risparmiare circa 4,3 miliardi di euro ai proprietari, con la previsione di alcune esenzioni, l’appuntamento di fine anno continua a costituire un tasto dolente per i cittadini contribuenti, soprattutto se imprenditori.
Le esenzioni introdotte dalla Legge di Stabilità 2016.
Oltre alle prime abitazioni e ai terreni agricoli, esenti sia dall’IMU che dalla TASI 2016, subiscono una riduzione del 50% anche le imposte su immobili dati in comodato d’uso da parte dei proprietari a figli o a genitori. Questo purché il contratto sia regolarmente registrato, mediante richiesta che pervenga entro 20 giorni dalla stipula dello stesso. Se debitore dell’IMU è esclusivamente il proprietario, al pagamento della TASI concorrono, invece, pariteticamente sia quest’ultimo che il comodatario.
Di seguito la guida sulle aliquote da applicare per Imu e Tasi.
Anche le imposte sulle seconde case che siano oggetto di contratti di locazione a canone concordato sono decurtate del 25%: tra questi, i contratti agevolati, della durata di 3 anni più 2 di rinnovo; i contratti per studenti universitari con durata superiore ai 6 mesi; i contratti transitori fino a 18 mesi stipulati secondo Accordi territoriali di alcuni Comuni.
L’aliquota applicabile è rimasta quella introdotta come soglia massima dalla Legge di Stabilità 2016, potendo così i Comuni solo rivedere in melius l’importo da versare.
L’incidenza di IMU e TASI sugli imprenditori.
Il mese di dicembre è ancor più frustrante per gli imprenditori, gravati da IMU e TASI anche per i beni immobili meramente strumentali all’attività d’impresa: si stima che ammonti a circa 5 miliardi l’introito che gioverà alle casse dello Stato da parte di questa categoria di contribuenti. In particolare, i più afflitti saranno gli albergatori, che dovranno pagare circa 6’000 euro. Subito dopo si piazzano i titolari dei grandi magazzini commerciali, con la cifra di 4’000 euro. Seguono, quindi, i grandi industriali (3’220 euro), i piccoli imprenditori (2’000 euro), i liberi professionisti (poco più di 1’000 euro), i piccoli artigiani e commercianti (377 e 498 euro).
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Come ogni anno, tra le voci passive del loro bilancio d’esercizio, oltre alle suddette IMU e TASI, figureranno improrogabilmente gli adempimenti residui per la liquidazione IVA, il versamento delle ritenute IRPEF, i contributi previdenziali di collaboratori o dipendenti, oltreché le tredicesime di questi ultimi.
Come è possibile immaginare, la pesante tassazione che incombe sulla categoria imprenditoriale anche in termini di immobili serventi l’attività produttiva ha ripercussioni negative sull’economia reale del Paese e sull’occupazione, come sostenuto anche dal coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Mestre, Paolo Zabeo.
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