Dunque, stando così le cose, i contribuenti saranno chiamati a versare il dovuto entro lunedì 26, un margine sottilissimo che obbliga il governo a intervenire d’urgenza per non dare adito a migliaia di situazioni di insolvenza.
E invece, colpo di scena: a quanto riferisce il Sole 24 Ore, sarebbe ancora in vigore un’altra sospensiva, che avrebbe bloccato il decreto fino al 4 febbraio. Una cosa è certa: il governo deve intervenire al più presto per mettere ordine in questa tortuosa disciplina.
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Si tratta di una vicenda che si trascina da ormai diverse settimane, e che ha visto in prima linea i Comuni di molte regioni, nell’intento di ottenere un salvacondotto ed evitare, così, di chiedere ai propri residenti l’ennesimo balzello, memore del caos di un anno fa esatto, quando il pasticcio del governo Letta generò la mini Imu.
Nelle scorse settimane, il braccio di ferro tra governo ed enti locali aveva ottenuto un primo risultato con la sospensiva del Tar del Lazio nei confronti del decreto che attivava l’obbligo di pagamento dell’imposta municipale anche sui terreni destinati all’agricoltura in quei territori al di sopra dei 600 metri di altitudine, per effetto della nuova classificazione inserita nel testo.
La sospensiva era rimasta in vigore fino a ieri, giornata in cui il tribunale amministrativo avrebbe dovuto emettere la sentenza definitiva sul provvedimento voluto dal governo per il saldo dell’Imu sui terreni montani. Così, mentre da più parti si attendeva una conferma dell’esenzione ormai ripristinata, è arrivato a sorpresa il passo indietro, che ha riattivato il decreto del governo, il 66 del 2014, ristabilendo i criteri altimetrici.
Ora, si attende che il governo conceda in extremis una proroga per evitare l’ennesimo caos fiscale di inizio anno, già condannato, peraltro, dalla stessa Anci, che ha ritenuto l’onere dell’Imu agricola iniquo.
La decisione del Tar Lazio ha specificato che verranno definiti nel merito in un’udienza che sarà prossimamente fissata, i ricorsi con i quali un serie di Comuni e di Anci regionali contestano il decreto.
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