Il disegno di legge è stato presentato in maniera condivisa da esponenti di diversi partiti, a compimento di quanto già anticipato nel testo dello Statuto d’Impresa, legge 180/2011, approvata il 15 novembre dello scorso anno. Con l’ok al testo unificato presentato ieri in Commissione, si avvia il processo di recepimento della direttiva comunitaria 2011/7/UE, datata 16 febbraio 2011, che invitava a legiferare sui ritardi dei pagamenti sia tra privati, che tra questi ultimi e gli enti pubblici.
Peccato che, come detto, per il momento non siano state incluse nel novero delle imprese che potranno far valere il limite massimo di 30 giorni, quelle realtà industriali che detengono crediti presso la pubblica amministrazione, forse il male più esteso nel circuito economico oggi fortemente rallentato, soprattutto nel settore dell’edilizia.
A questo proposito, i relatori del testo in Commissione hanno auspicato che entro novembre si possa pervenire a una stesura definitiva del disegno di legge, che tenga conto anche della pubblica amministrazione, come, del resto, invita la direttiva europea da cui nasce la proposta. Una via possibile, in questo senso, è che si ricorra alla Cassa Depositi e Prestiti, in quanto sciolta dai vincoli del Patto di stabilità, per garantire anche da parte della Pa pagamenti tempestivi e secondo i limiti previsti.
E bando ai cavilli: le associazioni di categoria potranno avanzare cause per sancire la non validità di tutte quelle postille contrattuali che sovente contraddistinguono i rapporti tra amministrazioni e ditte vincitrici di appalti.
Per quanto riguarda i rapporti tra privati, invece, viene stabilito nel nuovo ddl che l’impresa in stato di credito possa richiedere presso la Camera di Commercio una certificazione ufficiale del saldo mancante, documento dal valore legale anche in sede di tribunale, che può essere fatto valere per ottenere dal giudice la disposizione immediata del versamento.
La Camera di Commercio potrà, comunque, svolgere il ruolo di conciliazione tra le due parti in causa. All’impresa in stato di debito, infatti, sarà concesso ricorrere presso i suoi uffici per ottenere l’apertura di un procedimento di mediazione coordinato da un istituto finanziario in grado di prendere parte alla pronta risoluzione del pagamento inevaso.
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