Lo ha deciso stamattina, a maggioranza, l’ufficio centrale per il referendum della Corte di Cassazione.
Il tentativo del governo, contenuto nel decreto legge n. 34 del 2011 (d.l. omnibus), di annullare la consultazione – attraverso l’abrogazione fedele delle disposizioni oggetto di quesito – e di posticipare di dodici mesi l’adozione di una decisione sul futuro energetico della nazione – non è riuscito.
Saranno i cittadini a decidere sulle sorti dell’energia nucleare con il proprio il voto.
Secondo la Suprema Corte, il decreto legge n. 34 non colpisce i principi ispiratori della disciplina preesistente, ma, piuttosto che rimuovere il programma di ritorno al nucleare, lo sposta in avanti di dodici mesi, andando contro la volontà dei promotori.
Quindi, nulla di nuovo sotto il sole: il 12 e il 13 giugno i cittadini saranno chiamati ad esprimersi sulla privatizzazione dell’acqua, sul legittimo impedimento e sul nucleare.
A cambiare saranno solo le disposizioni di legge oggetto di quesito referendario.
Non potendosi abrogare norme già abrogate, il quesito – così come volevano le istanze presentate da Pd e Idv – verterà sull’art. 5, comma 1 e 8, del recente decreto omnibus.
Questo il nuovo testo riformulato: “Abrogazione delle nuove norme che consentono la produzione nel territorio nazionale di energia elettrica nucleare. Volete che siano abrogati i commi 1 e 8 dell’articolo 5 del dl 31/03/2011 n. 34 convertito con modificazioni dalla legge 26/05/2011 n. 75?”.
Si tratta dei commi che prevedono la sospensione del programma nucleare in attesa degli stress test (il primo) e la strategia energetica nazionale, stabilendo che la realizzazione di centrali nucleari possa avvenire per volontà del Consiglio dei Ministri, cui è assegnata l’approvazione del piano energetico, decorso un anno dalla conversione in legge del decreto n. 34 (l’ottavo).
Il comma 1 dell’articolo 5 prevede che:
“Al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche, mediante il supporto dell’Agenzia per la sicurezza nucleare, sui profili relativi alla sicurezza nucleare, tenendo conto dello sviluppo tecnologico in tale settore e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione europea, non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare”.
Il comma 8 stabilisce che:
“Entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dello sviluppo economico e del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano e acquisito il parere delle competenti Commissioni parlamentari, adotta la Strategia energetica nazionale, che individua le priorità e le misure necessarie al fine di garantire la sicurezza nella produzione di energia, la diversificazione delle fonti energetiche e delle aree geografiche di approvvigionamento, il miglioramento della competitività del sistema energetico nazionale e lo sviluppo delle infrastrutture nella prospettiva del mercato interno europeo, l’incremento degli investimenti in ricerca e sviluppo nel settore energetico e la partecipazione ad accordi internazionali di cooperazione tecnologica, la sostenibilità ambientale nella produzione e negli usi dell’energia, anche ai fini della riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, la valorizzazione e lo sviluppo di filiere industriali nazionali. Nella definizione della Strategia, il Consiglio dei Ministri tiene conto delle valutazioni effettuate a livello di Unione europea e a livello internazionale sulla sicurezza delle tecnologie disponibili, degli obiettivi fissati a livello di Unione europea e a livello internazionale in materia di cambiamenti climatici, delle indicazioni dell’Unione europea e degli organismi internazionali in materia di scenari energetici e ambientali”.
Non resta che sperare in una eccezionale solerzia: le schede dovranno essere predisposte in pochissimi giorni e fare il giro, in lungo e in largo, di una Italia impazzita e spendacciona.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento