Il nuovo Papa, Francesco I: gesuita amico dei poveri vs la corruzione

Letizia Pieri 14/03/13
Giornali, media e televisioni in questi giorni di Conclave e di trepidante attesa per l’annuncio del successore al Soglio di Benedetto XVI non hanno fatto altro che convogliare l’attenzione sulla ristretta rosa dei ‘papabili’. Scola, Ouellet, O’Malley e gli altri nomi dei grandi favoriti, sono stati tutti inaspettatamente declinati a favore di lui, la sorpresa, poi non così tanto inaspettata, Jorge Mario Bergoglio, Papa Francesco I. E infatti fu proprio lui che nel 2005, alle soglie dell’elezione di Ratzinger, divenne l’antagonista progressista rischiando, non per poco, di indossare la veste bianca. E fu proprio lui che nel 2005, fermo ad una quarantina di voti, decise di convogliarli tutti verso colui che sarebbe diventato Benedetto XVI. Un gesto, già allora, di umiltà e modestia che oggi si ripropone sotto l’aura di un nome, quello scelto, Francesco, che esplicitamente prelude ad un il messaggio chiaro di semplicità. Una scelta forte quella presa dall’alto prelato argentino rivolta a tutti i fedeli, ma in maniera ancor più sentita, agli stessi ecclesiali.

Per la prima volta nella storia del Papato un Pontefice decide infatti di portare dentro le stanze sacre, tradizionalmente fastose, del Vaticano l’esempio di una figura vitale del Cristianesimo: San Francesco d’Assisi, simbolo per eccellenza della Chiesa povera. Sono in molti a plaudire il richiamo lanciato da Bergoglio del ripristino del fulcro evangelico unitamente al rinnego di tutto ciò che è mondanità. Gli stessi cardinali riuniti ieri si sono sciolti in un accalorato scroscìo di mani quando l’arcivescovo di Buenos Aires ha superato i 77 voti, raggiungendo il quorum. Dietro gli insigni volti dei celebri decani, visti da tutti come scontati, si è dunque fatto largo, senza clamori nè glorie, quello di un outsider che in fin dei conti tanto outsider non è. E’ il primo Pontefice della storia episcopale di Roma ad avere una provenienza extra europea, gesuita di formazione, è stato fino ad ora fortemente restio ad accettare incarichi curiali. Oggi la sua nomina a vescovo della Chiesa romana suona come un innesco a favore della sterzata effettiva alla riforma curiale, come il passo necessario per depurare i meandri clericali dalle nefandezze degli scandali che ne hanno scalfito la sacralità.

Papa Francesco rappresenta una figura di unità per tutti i cattolici, ovunque essi si trovano”, ha commentato ieri uno dei cardinali dati per vincenti nell’elezione, l’arcivescovo di New York Timothy Dolan confermando come l’appoggio episcopale degli Stati Uniti e delle 195 diocesi di fedeli nei confronti del nuovo Pontefice sia attivo ed incondizionato. Papa Francesco rappresenta dunque una figura d’unità fuori e dentro le mura leonine, appoggiando appieno il profondo messaggio della Compagnia di Gesù: “ad maiorem Dei gloriam”, per la maggior gloria di Dio e per il bene del prossimo: semplicità e prodigalità dunque, i valori sui quali (forse) dovrebbe tornare ad essere costruita l’intera Chiesa. Oggi è una giornata di gioia, tutto il mondo acclama il nuovo vicario di Cristo, tuttavia non mancano le reazioni di chi  ne è rimasto deluso. Non sarà contenta dell’elezione la curia romana, l’alleanza Sodano-Bertone in Conclave non ha infatti sortito i successi auspicati.

Nemmeno il raggruppamento del Papa emerito, Ratzinger, ha potuto resistere. Non avrà gradito la nomina, si suppone, neppure il cardinale Leonardo Sandri, connazionale di Bergoglio, vicino all’ex Segretario di Stato Sodano e aderente al presidente argentino Cristina Kirchner. Bergoglio rimane certo un progressista moderato, non lo si  vedrà mettere mani all’allargamento dei diritti civili per le coppie omosessuali, non chiuderà lo Ior e forse non mostrerà aperture per le donne all’interno della Chiesa; inscalfita è tuttavia la sua forte militanza in opposizione alla corruzione, ai fasti e ai malaffari curiali. E forse sarà proprio lui il Pontefice delegato a scollare la Chiesa dalle fondamenta di Roma, colui il quale contribuirà alla storia risanando una volta e per sempre (si spera) le piaghe più fresche del Vaticano.

Letizia Pieri

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