In secondo luogo, non si può sorvolare su un’affermazione “sibillina” della Corte costituzionale contenuta nella recente sentenza n. 220/2013. Il giudice delle leggi, infatti, escludendo che quanto dedotto nella sentenza faccia pervenire “alla conclusione che sull’ordinamento degli enti locali si possa intervenire solo con legge costituzionale, indispensabile solo se s’intenda sopprimere uno degli enti previsti dall’art. 114 Cost., o comunque si voglia togliere allo stesso la garanzia costituzionale”, di fatto pare indicare al legislatore statale la via maestra per cancellare definitivamente dall’ordinamento l’ente Provincia.
Ma è qui, forse, che si nascondono i maggiori problemi. Se, da un lato, la legge di revisione costituzionale ha una strada certamente in discesa rispetto alla soluzione di riordino/riduzione avanzata dal Governo Monti, dall’altro deve fare i conti con il riconoscimento e la promozione delle autonomie locali di cui all’art. 5 Cost. che, come insegnano i manuali di Diritto Costituzionale, rappresenta la chiave di lettura e d’ispirazione di tutto il Titolo V. Ci si potrebbe chiedere, a riguardo, se la norma dell’art. 5, principio supremo dell’ordinamento e come tale limite anche per una legge di revisione della Carta, possa inibire iniziative di soppressione, oppure se postuli almeno il mantenimento di un ente di livello intermedio eleggibile direttamente da parte del corpo elettorale. Due le ragioni a sostegno di una risposta negativa alla domanda. La prima consiste nel significato della parola promozione che, l’ha scritto molto bene la Regione Molise nel suo ricorso, è “l’antitesi del sopprimere”; la seconda concerne la natura stessa del riconoscimento delle autonomie locali, che costituisce un modo d’essere della stessa Repubblica, necessario per lo sviluppo delle comunità locali. Il legislatore costituzionale, quindi, in virtù del carattere originario delle medesime, non potrebbe sopprimerle con un atto d’imperio, ma solo introdurre entificazioni nuove e diverse, com’è avvenuto con le Città metropolitane nel 2001, a seconda dei mutamenti sociali e politici.
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