Chiamarsi Francesco è un riferimento inequivocabile ed evidente al Santo di Assisi le cui caratteristiche principali sono la rinuncia, il voto di povertà e l’amore per la natura e tutte le sue creature; infatti perché il gesto non fosse solo simbolico, e un nome non rimanesse solo tale, il nuovo Papa ha dato subito il via ad una serie di piccoli accorgimenti che vanno in questa direzione francescana. Via la mantellina d’ermellino, via la croce d’oro, via la macchina di lusso e via le scarpe di Prada, “una chiesa povera per i poveri” proprio come lui stesso ha detto.
Questo influsso francescano pare aver travalicato le mura del Vaticano ed essersi spinto fino ai palazzi dei nostri governanti, così si scopre che il Movimento 5 Stelle, per stessa ammissione del suo fondatore Gianroberto Casaleggio, è stato fondato il 4 ottobre 2009 ossia la “data di San Francesco”. Il sillogismo è presto fatto “Politica senza soldi. Rispetto degli animali e dell’ambiente. Siamo i pazzi della democrazia”. Gli fa eco il “leader maximo” del movimento, Beppe Grillo “ci sono molte affinità tra il francescanesimo e il M5S. C’è qualcosa di nuovo in questa primavera, un terremoto dolce”.
Il terremoto a ben guardare in realtà c’è stato per davvero, a partire dal risultato elettorale del Movimento, passando per la annunciata rinuncia del 75% dello stipendio e il rifiuto dei finanziamenti statali al partito, che poi partito non è. Questo modus operandi, che è finalmente diventato realtà, dovrebbe essere contagioso, la previsione infatti è che presto non solo gli esponenti del M5S ma anche quelli del Pd imbocchino questa strada rinunciando ai finanziamenti per i partiti e facendo una legge che li smantelli una volta per tutte.
Se questo dovesse accadere i meriti, il santo di Assisi non me ne voglia, saranno del Movimento che avrà creato quella rottura dell’inerzia necessaria per dare una svolta agli sprechi sciagurati della politica. Va anche però ricordato che l’austero governo dei professori, il governo tecnico se preferite, su questo si era già rimboccato le maniche; infatti i ministri utilizzavano il car – sharing, i presidenti si pagavano il biglietto del cinema, la parata militare ridimensionata, il ricevimento al Quirinale del 2 giugno low cost e tutti provvedimenti simili, forse in parte demagogici, che però avevano la finalità pratica di provare, quanto meno, a contenere i costi legati agli sperperi della politica.
Del resto non poteva che essere così, non poteva che dare l’esempio per primo il governo che si è presentato di fronte al popolo italiano con forbici, scuri e salassi vari, se no sarebbe stato, a dir il vero, poco credibile. Dunque, forse i più laici storceranno il naso all’idea che possa essere l’influsso delle scelte papali a guidare certi comportamenti etici dei nostri politici, ma se i risultati sono questi, benvenuto Papa Francesco I e bentornato francescanesimo.
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