Il decreto sviluppo bis e l’ambiente

Il nuovissimo Decreto Sviluppo approvato dal Consiglio dei Ministri, noto anche come “Decreto Crescita 2.0″ (vista l’abbondanza di provvedimenti sul digitale in esso contenuti), porta alcune novità, le quali avranno un impatto (diretto o indiretto) sull’ambiente. Vediamone le principali.

1) Credito d”imposta alle infrastrutture

Tale iniziativa fiscale potrà permettere la messa in moto di opere che, senza la facilitazione in oggetto, non sarebbero assolutamente in grado di partire. Quelle interessate dal provvedimento sono solamente le infrastrutture ritenute strategiche dal Governo, ed aventi un costo superiore ai 500 milioni di euro. Per fornire qualche esempio più concreto, potremmo qui parlare di autostrade e ferrovie veloci, interporti ed aeroporti. Tali grandi opere potranno godere di un credito di imposta fino al 50% entro il 31 dicembre 2015. Di conseguenza, le società che le realizzeranno avranno tre anni pieni di Ires ed Irap dimezzate. L’iniziativa nasce dalla considerazione che il già esistente Programma Infrastrutture Strategiche (PIS) è un elenco di 478 opere dal costo complessivo di 233 miliardi, ma che soltanto 278 delle suddette opere sono attualmente già state finanziate dal CIPE, per un totale di 133 miliardi. Quando il Ministro Passera afferma che, senza il credito d’imposta, queste infrastrutture “altrimenti non partirebbero”, non ha certamente tutti i torti. Il nostro Paese è purtroppo pieno di progetti che non riescono a procedere, perché, talvolta, si sono fatti molto male i conti economici. Non poche volte, ad esempio, si costruisce una ferrovia ad alta velocità oppure un’autostrada, senza però calcolarne previdentemente la quantità di utilizzatori, e quindi il relativo rientro economico in tempi razionali. E si aggiunga, al suddetto problema, il fatto che, durante l’esecuzione dei lavori, i costi salgono da subito ed immancabilmente, poiché la progettazione è stata fatta al ribasso; cosicchè i cantieri si fermano. Con la nuova iniziativa di sconto fiscale, viceversa, questi progetti potranno avere la possibilità di procedere.

2) Sul carbone pulito della Carbosulcis

Il “ Dl Crescita 2.0 “ proroga fino al 31 dicembre il “ Progetto carbone pulito “ della Carbosulcis, in Sardegna. In pratica, si tratterebbe di costruire un impianto termoelettrico che brucia carbone, sequestrare una parte della CO2 emessa dalla centrale, e pomparla poi a pressione in alcuni punti della miniera, allo scopo di rompere le rocce e fare uscire fuori il Coal Bed Methane (nome che, al di là dell’apparente altisonanza, indica il grisù ). Tutto questo con costi economici molto alti e con seri rischi ambientali, dato che si andrebbe a costruire un nuovo impianto a carbone ( il quale emetterebbe, oltre alla CO2, molte altre sostanze nocive, praticamente impossibili da filtrare ), e poi si fratturerebbe il sottosuolo per farne uscire un gas non convenzionale. I seri problemi che potrebbero verificarsi nell’ambiente sono il solito rischio di perdita di metano nelle falde acquifere, unitamente al pericolo di fuga, nelle stesse, dell’anidride carbonica, con successiva acidificazione dell’acqua della falda.

3) Sconto sull’energia elettrica in Sicilia e Sardegna

In Sardegna ed in Sicilia, viene rinnovato fino al 2015 il maxi sconto sull’energia elettrica per le aziende “ energivore “, le quali accettano il rischio che venga loro interrotta temporaneamente la fornitura di energia in caso di sovraccarichi della rete. Questo potrebbe cambiare le carte in tavola della trattativa Alcoa, e farebbe divenire molto meno appetibile la costosa e fantasiosa proposta dell’azienda torinese KiteGen, la quale intenderebbe alimentare la fabbrica di alluminio con energia (100% rinnovabile) prodotta dagli aquiloni troposferici.

Antonio Ruggeri

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