Il decreto legge sulle semplificazioni fiscali inasprisce i controlli sui giochi

L’art. 10 del Decreto Legge 2 marzo 2012 n. 16 contenente semplificazioni tributarie e norme di efficientamento e potenziamento delle procedure di accertamento in materia fiscale, contiene disposizioni che inaspriscono i controlli in materia di giochi.

In particolare il decreto legge prevede:

a) Operazioni di gioco a fini di controllo: Gli appartenenti all’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato saranno autorizzati ad effettuare operazioni di gioco presso locali in cui si effettuano scommesse o sono installati apparecchi per il gioco, al solo fine di acquisire elementi di prova in ordine alle eventuali violazioni in materia di gioco pubblico, ivi comprese quelle relative al divieto di gioco dei minori. Per effettuare le medesimi operazioni di gioco, l’autorizzazione è estesa al personale della Polizia di Stato, all’Arma dei carabinieri, al Corpo della Guardia di Finanza, di concerto con le competenti strutture dell’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato.

b) Documentazione antimafia per il settore dei giochi: La documentazione deve riferirsi anche al coniuge, nonché ai parenti e agli affini entro il terzo grado dei soggetti ivi indicati.

c) Divieto per la partecipazione a gare e di rilascio o mantenimento di concessioni in materia di giochi pubblici: Il divieto di partecipazione a gare o di rilascio o rinnovo o il mantenimento delle concessioni di cui ai periodi precedenti opera anche nel caso in cui la condanna, ovvero l’imputazione o la condizione di indagato sia riferita al coniuge, nonché ai parenti ed affini entro il terzo grado dei soggetti ivi indicati

Quanto disposto è certamente positivo in particolare per gli aspetti relativi ai controlli per il rispetto del divieto di gioco dei minori nonché per le disposizioni antimafia.

Non basta.

L’esperienza degli ultimi mesi dimostra come siamo invasi da un’aggressiva pubblicità sul gioco d’azzardo su ogni rete televisiva; particolarmente invasiva è la pubblicità sui giochi on line, che purtroppo spesso determinano danni enormi alle famiglie, sfruttando disperazione e malattia e lucrando, anche senza controlli, enormi somme.

Gli ultimi dati dimostrano come il fenomeno si stia trasformando in una piaga sociale, certamente, per troppo tempo, sottovalutata.

I numeri sono altamente allarmanti: centinaia di migliaia di persone in Italia sono ormai malati da gioco; per non parlare delle infiltrazioni della criminalità organizzata che, come ha più volte segnalato la Procura nazionale anche in Commissione Parlamentare antimafia, rappresenta il soggetto interessato alla gestione dell’enorme quantità di denaro che circola nel settore dei giochi, diventati uno dei settori di massimo interesse del crimine.

Lo Stato incamera dal settore dei giochi oltre 76 miliardi di Euro fra gratta e vinci, videopoker, slot machine, lotto e schedine varie; ma questo non può in alcun modo giustificare i costi sociali enormi che derivano dal fenomeno: famiglie sul lastrico, usura, riciclaggio di denaro.

Lo Stato, che incassa molte risorse da questo settore, come di recente ha anche dichiarato un Ministro della Repubblica, non può non occuparsi delle categorie più a rischio e dei problemi non marginali, spesso veri e propri drammi sociali, che il gioco d’azzardo produce. Il fenomeno del gioco d’azzardo in alcuni casi sta assumendo i contorni di una vera e propria dipendenza psicologica: in un momento di difficoltà economica il miraggio di una ricchezza facile e immediata ha mandato in rovina molte persone.

Richiamando le recenti dichiarazioni del presidente di Libera e Gruppo Abele, quella del gioco d’azzardo è una forma di corruzione della speranza ed un problema di natura etica, culturale, morale e politica. Il danno sociale e individuale che i giochi d’azzardo arrecano alla società sono di gran lunga maggiori dei guadagni che lo Stato riesce a trarre da essi. Dipendenza e indebitamento sono i due problemi sociali che maggiormente sono collegati all’abuso nell’uso di videopoker, slot machine, gratta e vinci,  bingo. E a questo costo sociale elevato e ancora oggi sottovalutato si passa all’infiltrazione ormai conclamata da parte delle mafie, presenti in tutta la filiera che gestisce buona parte del gioco d’azzardo.

Ben venga dunque l’inasprimento dei controlli.

Purché non venga assimilato e non si limiti esclusivamente all’inasprimento dei controlli contro l’evasione fiscale; è pienamente condivisibile la scelta del Governo di attribuire efficaci poteri di controllo agli appartenenti all’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, con l’ausilio delle Forze di Polizia, per assicurare il rispetto della normativa sui giochi.

Ma guai a dimenticare tutti gli aspetti sociali connessi al fenomeno.

Un ulteriore e urgente passo dovrebbe essere quello di regolamentare la diffusione degli spot e delle campagne pubblicitarie che incentivano la diffusione del gioco, anche promossi dagli stessi monopoli di Stato.

Il quadro che emerge dai recenti studi di numerose organizzazioni – Caritas, Gruppo Abele, Libera, Associazione Papa Giovanni XXIII e molte altre – e dalle ricerche e dalle relazioni sul mercato dei giochi e delle scommesse (da quella della Direzione nazionale antimafia a quella della Commissione parlamentare antimafia) sollecita, insomma, una risposta adeguata da parte di tutti, a cominciare dalle istituzioni e da chi le governa pur senza proibizionismo e senza colpevolizzare chiunque operi in questo settore.

Si tratta d’intervenire insieme e quanto prima possibile su tutti i versanti di questa vera e propria calamità, economica e sociale: quello normativo, per rendere più efficace il sistema delle autorizzazioni, dei controlli e delle sanzioni; quello educativo e d’informazione, rivolto soprattutto ai più giovani; quello di prevenzione e cura delle patologie di dipendenza dal gioco; quello culturale e formativo, che chiama in causa gli stessi gestori delle attività lecite.

Il dibattito parlamentare sulla conversione in legge del D. L. 16/2012 potrebbe essere un’importante occasione da non vanificare.

Carlo Rapicavoli

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