Identità digitale. Uno, nessuno, centomila

Quando si parla di identità digitale, non si parla del problema psicologico dell’identità dell’individuo.
Con il sintagma ‘identità digitale’ si intende l’insieme dei dati che da una parte identificano uno specifico individuo, dall’altra ne connotano le preferenze in diversi ambiti; sarebbe probabilmente corretto parlare piuttosto che di ‘identità’ di ‘identificazione’ digitale.
Dal punto di vista normativo, l’idea può essere ricondotta ai commi b, c, d, e dell’articolo 4 della legge 196/2003, ossia il Codice in materia di protezione dei dati personali. In questo senso, mentre l’identità psicologica è una sola e la sua costruzione è sempre sotto il controllo del singolo individuo, un singolo individuo può avere più di un’identità digitale e la loro costruzione non è necessariamente sotto il suo controllo; le identità digitali di un individuo sono il frutto di un lavoro di profilazione, che è il processo che, attraverso l’uso di strumenti informatici e matematici, permette di scoprire modelli e correlazioni nei dati raccolti dati.
La parte per noi più interessante di questo procedimento, quella che genera il costrutto identitario, è il processo di data mining, in seguito l’elaborazione (non necessariamente automatica) in termini statistici dei dati, ossia la raccolta dati identificativi e di dati personali raccolti.
Nel caso degli usi commerciali la profilazione non serve arrivare a descrivere l’identità digitale del singolo, ma solo diverse categorie di cliente; attraverso il processo di data mining, però, si possono formare associazioni tra eventi concomitanti, sequenze di eventi legati spesso da solo apparenti rapporti di causalità, classificazioni e raggruppamenti delle azioni compiute da un soggetto, che si possono spingere fino alla costruzione di una singola identità e alla previsione dei possibili comportamenti di un singolo individuo (si pensi ai profiler dell’FBI che cercano di prevedere i comportamenti dei serial killer).
Parafrasando Pirandello: l’immagine digitale di una persona è il modo con cui i dati sono connessi dai software, ma non vi saranno mai due software che vedono la persona allo stesso modo.
Di questo parlerò nel corso della sessione dedicata ad “Agenda Digitale e PA”, al DAE 2013, la decima edizione del convegno nazionale sul Diritto Amministrativo Elettronico, che si terrà il 12 dicembre 2013 a Roma presso il Tar Lazio (qui il link per iscriversi e qui il programma definitivo).

Andrea Rossetti

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento