Non si sono fatte attendere le risposte da parte degli operatori del settore, degli enti locali e dei sindacati.
Confedilizia e Fiaip hanno addirittura ipotizzato un “rischio subprime” per il mercato immobiliare con l’introduzione della patrimoniale.
“Le sole voci di una sua introduzione hanno già depresso il mercato immobiliare (prezzi giù del 3-5%) – avevano dichiarato con preoccupazione – Le continue richieste di introduzione di un’imposta patrimoniale (anche dopo la sua bocciatura da parte dell’Europa) hanno già avuto effetti fortemente negativi sul mercato immobiliare, determinando una sensibile riduzione del valore degli immobili”.
“Se poi la patrimoniale venisse effettivamente varata, le conseguenze depressive sarebbero ben più gravi e farebbero sprofondare il settore in una crisi senza precedenti, fino al rischio di cadere nella spirale subprime.
La perdita media rilevata in Italia in questi mesi di ripetute voci relative all’introduzione della patrimoniale può essere stimata, su scala nazionale, fra il 3 e il 5%. In particolare, i maggiori ribassi nel mercato residenziale si sono registrati in varie aree metropolitane ed in particolare al Sud e nel Centro Italia (Palermo – 8%, Napoli – 6%, Roma – 7%).
Gli agenti immobiliari Fiaip hanno sottolineato inoltre come l’introduzione della patrimoniale nel dibattito politico, abbia fatto registrare nel corso degli ultimi mesi un’immediata contrazione del numero delle compravendite, pari al 3% circa su scala nazionale, con un ribasso medio dei prezzi in Italia di circa il 4%. Anche gli immobili ad uso ufficio mostrano un segno negativo medio dei prezzi (– 5%), così come i negozi (– 6,5%) e i capannoni (– 8%).
In particolare, nel terzo trimestre del 2011 – allorché si è intensificato il dibattito sulla patrimoniale – si sono moltiplicati i segnali di debolezza del mercato immobiliare, con diffuse indicazioni di flessioni dei prezzi e di aumento degli incarichi a vendere inevasi. “Per la prima volta in Italia si può parlare di “panic selling” per i proprietari immobiliari, a causa dell’incertezza relativa alla tassazione del settore”.
Se alle voci e alle richieste facesse seguito l’effettiva introduzione di un’imposta patrimoniale, Fiaip e Confedilizia prevedono un calo medio dei prezzi che potrà attestarsi fra il 10 e il 12%.
Calo che – a giudizio delle due Organizzazioni – sarebbe destinato a protrarsi per un lungo periodo, considerato che la sola messa a punto dei criteri per il calcolo del sistema impositivo patrimoniale richiederebbe mesi (la legge istitutiva dell’ultima patrimoniale italiana, quella del „47, si componeva di 77 articoli) e che i pagamenti dell’imposta non potrebbero avvenire – dati i tempi occorrenti per l’applicazione ai singoli cespiti, immobiliari ma anche mobiliari, dei criteri stabiliti, quali che essi siano – prima di un ragguardevole lasso di tempo (come fu anche nel ‘47, sempre) quantificabile in almeno più di un anno a far tempo dall’istituzione dell’imposta stessa.
Confedilizia ha inoltre riassunto in un comunicato il quadro delle principali imposte gravanti sugli immobili:
– l’Ici (fino all’entrata in vigore dell’Imu)
– l’Irpef sulle “seconde case” (fino all’entrata in vigore dell’Imu), con le relative addizio-nali comunali e regionali, essendo in questi casi tassato un reddito solo figurativo
– l’Imu
– l’imposta di scopo comunale
– l’imposta di scopo provinciale
– il previsto Tributo rifiuti e servizi-Res (collegato a servizi indivisibili, quindi irragionevo-le in sé, ma per di più avente come base imponibile il valore catastale degli immobili)
Nella tabella allegata sono indicati i principali tributi gravanti sugli immobili abitativi, con le specifiche tipologie.
“La proposta formulata di una patrimoniale per le famiglie (con esonero degli industriali) non sembra proprio il massimo dell’equità”, ha dichiarato il Presidente della Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani, che aggiunge: “Attendiamo di essere sentiti dal Governo per rappresentare le ragioni delle famiglie e di chi non vuole sottrarsi ai sacrifici che la situazione impone, purché si tratti di sacrifici che non si concentrino sulla sola categoria dei risparmiatori e, in ispecie, sulle sole famiglie”.
Il sindacato Uil ha pubblicato pochi giorni fa uno studio sui costi che dovrebbe sostenere in media ogni famiglia italiana in caso di reintroduzione dell’ICI sulla prima casa, una somma che si aggirerebbe sui 136 euro all’anno, con variazioni tra Nord e Sud Italia.
“Riteniamo che nel programma del nuovo Governo si debba iniziare a far pagare di più chi ha più disponibilità, iniziando con il tassare quel 10% di persone che detengono il 60% della ricchezza del Paese – ha spiegato spiega il Segretario confederale della UIL, Guglielmo Loy – .
Inoltre, anziché agire “tout court” sulle imposte delle prime case si potrebbe, al contrario, agire sulla rivalutazione e sulla riclassificazione delle rendite catastali, ferme agli anni „60, adeguandole ai valori del mercato immobiliare.
“Si potrebbero recuperare in questo modo ingenti risorse senza dover tassare chi, con anni di sacrifici, ha potuto acquistare la casa dove vive. Scelta spesso obbligata dalla sostanziale assenza di un vero mercato dell’affitto a prezzi compatibili con il reddito della maggioranza delle famiglie – ha aggiunto Loy -.
È del tutto evidente che un ragionamento su questo tipo di imposte non può essere affrontato senza un ragionamento complessivo sulla questione fiscale nel nostro Paese. Per questo riteniamo che non sia più rinviabile l‟attuazione della delega per la riforma fiscale, la quale deve avere un solo obiettivo: ridurre le imposte per i lavoratori dipendenti e pensionati”.
Il ritorno dell’Imposta sulla prima casa non scontenterebbe i Comuni, come dichiarato nei giorni scorsi dal sindaco di Reggio Emilia.
Ma non tutti i sindaci la pensano allo stesso modo, per Alemanno il ritorno dell’Ici non sarebbe bella misura e servirebbe la patrimoniale per un fisco più equo.
“Non so se il centrodestra acconsentira’ al ritorno dell’Ici”, in questo caso sia affidata “ai Comuni una forma di tassazione autonoma sui patrimoni, altrimenti non restera’ che alzare di un punto l’Irpef”. Questo l’auspicio che il sindaco di Bologna Virginio Merola esprime, in un’intervista al ‘Corriere di Bologna’.
Per Merola escludere il patrimonio dalla tassazione sarebbe un grosso errore” e le Province, che potrebbero essere abolite, devono diventare organi di secondo livello, non elettivi.
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