Guarda caso le eccezioni avvengono solo in casi di particolare interesse per i “poltronieri” che tirano fuori gli anticorpi quando si tenta di disinfettare il sistema. Queste sono le occasioni perse e che riportano in un baleno l’Italia tra le righe di Tomasi di Lampedusa quale novello stenografo parlamentare che tenta di farci capire il modulo di difesa per “la carenza di incisive modalità di interazione ed interlocuzione con le autonomie territoriali in relazione all’esigenza di una graduale modulazione degli interventi in materia di rafforzamento della partecipazione della Corte dei conti al controllo sulla gestione finanziaria degli enti territoriali”.
In nome dell’ autonomia organizzativa e gestionale degli enti locali, il decreto dunque non s’ha da fare.
Sembrano già lontani i tempi dei terremoti regionali. Già siamo alla fase della ricostruzione, ma sopra le macerie.
Cattaneo teorizzò che la migliore soluzione per una Italia unita sarebbe stata quella dove le autonomie locali non fossero mortificate da una vincolante struttura centrale. Oggi, invece, si afferma che: “pur considerate apprezzabili, all’articolo 2, le misure tese a determinare una riduzione dei costi della politica nelle regioni, in ordine alle quali si ravvisa l’opportunità di un rafforzamento della leale collaborazione tra Stato e autonomie territoriali in merito al contenimento delle spese in analogia a quanto già attuato dal Parlamento”.
Esiste una leale collaborazione tra Stato e autonomie territoriali e cittadini? Il contenimento delle spese è forse demandato solo a quest’ultimi?
Manzoni avrebbe detto che Il buon senso c’era; ma se ne stava nascosto per paura del senso comune.
Qui manca del tutto il buon senso. E il senso comune.
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