Decreto costi politica: scendono in campo i “tosti”

In questa fase con le nostre parole scritte cerchiamo almeno di portare un buon contributo alla discussione politica dei prossimi, intensi, decisivi, mesi. Ho l’abitudine di alzarmi presto e di leggere il giornale e di apprendere con indignazione (senza scomodare Giorgio La Pira) che le “attese della povera gente” sono riposte nelle ultime pagine dell’attenzione generale. C’è un dato statistico e uno reale. E c’è il fatto che la politica attuale si muova anche da ferma… Una prova è la bocciatura del decreto (definito “apprezzabile”) sui costi della politica. Come ha detto ieri Rodotà dalla Gruber spesso si ha bisogno di provvedimenti ad effetto che producano un impatto immediato sull’opinione pubblica. Siamo però di fronte ad una mega commissione anti rischi che avverte del pericolo ma non fa nulla per mettere in sicurezza questo Paese. E quello stesso giornale, nel vicino mercato (nel senso classico del termine),  serve per avvolgere le uova….(poi rotte nel paniere).

Guarda caso le eccezioni avvengono solo in casi di particolare interesse per i “poltronieri” che tirano fuori gli anticorpi quando si tenta di disinfettare il sistema. Queste sono le occasioni perse e che riportano in un baleno l’Italia tra le righe di Tomasi di Lampedusa quale novello stenografo parlamentare che tenta di farci capire il modulo di difesa per “la carenza di incisive modalità di interazione ed interlocuzione con le autonomie territoriali in relazione all’esigenza di una graduale modulazione degli interventi in materia di rafforzamento della partecipazione della Corte dei conti al controllo sulla gestione finanziaria degli enti territoriali”.

In nome dell’ autonomia organizzativa e gestionale degli enti locali, il decreto dunque non s’ha da fare.

Sembrano già lontani i tempi dei terremoti regionali. Già siamo alla fase della ricostruzione, ma sopra le macerie.

Cattaneo teorizzò che la migliore soluzione per una Italia unita sarebbe stata quella dove le autonomie locali non fossero mortificate da una vincolante struttura centrale. Oggi, invece, si afferma che: “pur considerate apprezzabili, all’articolo 2, le misure tese a determinare una riduzione dei costi della politica nelle regioni, in ordine alle quali si ravvisa l’opportunità di un rafforzamento della leale collaborazione tra Stato e autonomie territoriali in merito al contenimento delle spese in analogia a quanto già attuato dal Parlamento”.

Esiste una leale collaborazione tra Stato e autonomie territoriali e cittadini? Il contenimento delle spese è forse demandato solo a quest’ultimi?

Manzoni avrebbe detto che Il buon senso c’era; ma se ne stava nascosto per paura del senso comune.

Qui manca del tutto il buon senso. E il senso comune.

Antonio Capitano

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