I processi di Berlusconi. Mediaset: la Consulta respinge il ricorso

Letizia Pieri 20/06/13
Ieri, mercoledì 19 giugno, la Corte Costituzionale ha deciso a favore del respingimento del ricorso presentato dai difensori di Silvio Berlusconi inerente la richiesta di legittimo impedimento nel processo Mediaset. Gli avvocati del Cavaliere avevano infatti reclamato l’intervento della Consulta, in virtù del fatto che il 1° marzo 2010, nel corso dello svolgimento processuale sui diritti tv, il tribunale di Milano aveva rigettato la richiesta di rinvio dell’udienza a carico di Berlusconi, che all’epoca dello svolgimento, ricoprendo la carica di Presidente del Consiglio, avrebbe dovuto presiedere un consiglio dei ministri.

La richiesta di rinvio tuttavia, essendo stato il calendario delle udienze fissato antecedentemente alla riunione di Governo, non ottenne accoglimento. L’ufficio difensivo dell’ex premier optò quindi per il sollevamento della questione di attribuzione, chiedendo così il ricorso direttamente alla Corte Costituzionale. E ieri il parere della Consulta: il calendario delle udienze, essendo stato pattuito congiuntamente ai legali del leader Pdl, non presentava ragioni valide per essere riprogrammato non sussistendo pertanto alcuna logica che potesse giustificare il legittimo impedimento.

Nella vicenda processuale sul caso Mediaset, ricade sotto la responsabilità di Silvio Berlusconi l’imputazione per frode fiscale riguardante i diritti televisivi e cinematografici di film acquistati direttamente dall’azienda attiva nel campo dei media e delle comunicazioni. Il Cavaliere è già stato condannato sia in primo grado che in appello. L’8 maggio 2013, infatti, la Corte d’appello di Milano ha deliberato a carico dell’ex premier la condanna a quattro anni di reclusione e a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici per il reato contestato (appunto quello di frode fiscale). Nel frattempo, o meglio proprio ieri, gli avvocati del Cavaliere, Niccolò Ghedini e Franco Coppi, hanno presentato ricorso alla Corte di Cassazione contro la condanna in appello emessa l’8 maggio a Milano.

La vicenda Mediaset per evasione fiscale, di cui ora si attenderà la pronuncia in Cassazione, in realtà, costituisce soltanto uno dei ‘tasselli’ processuali a carico di Silvio Berlusconi. Al riguardo, lunedì 24 giugno 2013 il tribunale di Milano chiuderà il primo capitolo emettendo la sentenza di primo grado sul processo Ruby, nel quale Berlusconi è accusato di prostituzione minorile (per aver fatto sesso con l’allora minorenne ragazza di origini marocchine, Karima El Mahroug, detta Ruby) e concussione (avendo cercato di coprire il fatto sfruttando la propria influenza ‘istituzionale’). Il pubblico ministero ha chiesto a danno dell’imputato sei anni di detenzione.

Il 27 giugno l’ex premier sarà invece alle prese con un doppio appuntamento: a Napoli parte l’udienza preliminare per l’oramai nota compravendita del senatore Di Gregorio; mentre a Roma, in Cassazione, va in scena l’ultimo atto della vicenda Mondadori-Fininvest. Rimane infine le vicenda processuale attinente al caso Unipol, dove pesa sul Cavaliere l’imputazione per rivelazione del segreto d’ufficio. Berlusconi ha già subito la condanna in primo grado per aver ascoltato le intercettazioni telefoniche intercorrenti tra Piero Fassino e l’allora presidente di Unipol, Giovanni Consorte, e aver deciso di farle pubblicare dal quotidiano Il Giornale. Di quest’ultimo caso, è attualmente in corso l’appello.

E’ forse un azzardo pensare che il recente tracollo dei consensi che ha colpito duramente il Pdl alle ultime amministrative, dove molte roccaforti tradizionalmente di destra sono transitate al centrosinistra, sia in qualche modo addebitabile anche al lungo e corposo curriculum ‘processuale’ vantato dall’ex premier Berlusconi. Che i cittadini diano finalmente peso  alla condotta etica e civile di un esponente politico, nel nostro Paese, rischia purtroppo di restare un’utopia. Rimane comunque il fatto che, al di là delle possibili sentenze e dei futuri pronunciamenti, forse questa volta il denaro e la pubblica influenza non basteranno a lavare i panni che, ormai da tempo, sono sporchi.

Letizia Pieri

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