“La tecnologia di per sé tende alla centralizzazione -ha spiegato Assange– perché è complessa da realizzare e dunque richiede specializzazione e accentramento”. L’esempio riportato dalla ‘mente’ di WikiLeaks ha a che fare con “le grandi aziende di Internet”, strutture organizzative sempre più complesse ed articolate che per spirito di preservazione sono spinte con maggiore frequenza “a fondersi con lo Stato”. L’altro lato, questa volta però positivo, della ‘medaglia sociale’ sempre più cibernetica “è la democratizzazione”, sottolinea Assange. E sarebbe proprio la recente morfologia politica il sintomo maggiormente proporzionale a questa nuova spinta democratica di emancipazione partecipativa allargata a tutti cittadini. In rapporto alla situazione italiana, “questo è possibile vederlo con Beppe Grillo. –incalza il guru degli hackers- Io non so come il suo movimento politico si sia formato esattamente, ma è qualcosa che ha senso: è il risultato di una nuova politica che prende forma molto rapidamente grazie ad internet e che fa breccia nella barriera delle comunicazioni eretta dai media tradizionali”.
Assange ammette comunque di non essere sufficientemente informato sulla genesi e sugli sviluppi dello ‘tsunami’ a 5 stelle, “lo osservo a fasi intermittenti da tre anni. -specifica il programmatore australiano– Il suo successo è innegabilmente impressionante dal punto di vista politico e logistico. (Grillo) E’ uno dei pochi politici italiani che ha supportato pubblicamente me e WikiLeaks durante la tempesta. E questo va a suo credito”. Quello di Assange nei confronti del leader genovese non è tuttavia un vero e proprio endorsement; interrogato infatti in merito alla plausibilità ed all’efficacia dell’utilizzo della rete internet, oltre che come megafono, come oracolo decisionale collettivizzato, il co-fondatore di WikiLeaks si mostra scettico. “Io non credo che sia necessario dare alla gente quello che la gente pensa di volere in termini specifici. -ha così ammonito- Le persone vogliono essere trattate in modo giusto, vogliono che gli esseri umani a cui sono legate siano trattati con compassione e rispetto e che le decisioni che le riguardano siano prese in modo intelligente e non come risultato della stupidità o della corruzione”. Lo sguardo che Assange riserva ai tentativi grillini di utilizzare il mezzo telematico come piattaforma consultiva e decisionale pratica non è dunque positivo. “Sebbene io sia convinto che la democrazia diretta sia molto importante per controllare gli eccessi dei leader politici –torna ad affermare- credo che le persone siano impegnate a vivere le proprie vite e non dovremmo aspettarci che si impegnino nelle questioni specifiche della politica o nell’avere a che fare con le burocrazie e gli affari esteri”. “Vogliono delegare queste funzioni a persone di cui si possono fidare, -arriva così a concludere Assange- esattamente come quando si arruola un avvocato per andare in tribunale”.
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