Di seguito sono presentati tutti i temi del programma di Governo:
1) Europa: serve una regola d’oro sugli investimenti produttivi.
Il nuovo Governo nasce nel segno di una forte caratterizzazione europeista. Inizia oggi Enrico Letta il tour che lo porterà a Bruxelles, Parigi e Berlino. L’indicazione segnalata dal neo premier è quella di “non separare le domande italiane dalle risposte europee”. La mission preposta ai ministri Moavero e Bonino sarà dunque quella di delineare e percorrere la strada dell’allentamento del rigore, e così premere l’acceleratore della crescita. Il primo appuntamento in agenda è la chiusura della procedura per disavanzo eccessivo da parte della Commissione europea. Successivamente sarà aperta la trattativa sulle tipologie di investimenti pubblici produttivi, una sorta di ‘regola d’oro’ che comprenderebbe la quota di cofinanziamento nazionale dei fondi strutturali.
2) Imu: blocco degli acconti Imu di giugno sulla prima casa.
Il premier ha annunciato il blocco degli acconti Imu sull’abitazione principale di giugno 2013. Il rinvio fa parte di un più ampio scenario d’intervento volto a revisionare la politica fiscale sulla casa. Enrico Letta ha annunciato di voler concordare con governo e Parlamento una riforma globale che dia maggiore sostegno alle famiglie. Per il fronte dei democratici l’Imu non andrebbe eliminata ma rimodulata, rendendola più progressiva grazie alle detrazioni sulla prima casa e sui carichi di famiglia. Per il Pdl invece la tassazione non dovrebbe toccare la prima casa e andrebbe altresì restituito quanto è già stato pagato nel 2012. La proposta del Pd non supera i 2,5 miliardi di euro mentre quella del Popolo delle Libertà arriva a 8 miliardi (4 nel 2013 e 3 nel 2012). Nel nuovo programma nulla è stato detto con riferimento all’Imu delle imprese, destinata quest’anno a subire un incremento.
3) Cuneo Fiscale: tagliare il cuneo e limitare le tasse sul lavoro.
L’allentamento della pressione fiscale passa inevitabilmente per la contrazione delle tasse sul lavoro. Ai vertici dell’agenda fiscale del nuovo Governo si annovera il taglio al cuneo fiscale, nello specifico tramite la limitazione del carico fiscale sulle spalle delle imprese sia sul lavoro stabile che su quello per i neo assunti. L’intervento sembra speculare al provvedimento Salva-Italia già avviato dal Governo Monti che riduce la componente del costo del lavoro ai fini Irap, in particolare grazie alla crescita delle detrazioni forfettarie per i neo assunti under 35 e per le donne. Intervento, peraltro, ricalcato dall’ultima legge di stabilità, in vigore dal primo gennaio 2014, la quale stabilisce un aggiuntivo aumento delle deduzioni forfettarie sia sui soggetti assunti a tempo indeterminato che sui neo assunti (sempre under 35 e donne). L’ulteriore strumento indicato per potenziare l’occupazione sarà la defiscalizzazione delle assunzioni.
4) Imprese: ridurre i costi energetici e promuovere l’innovazione.
La commistione d’interventi proposti da Enrico Letta sul fronte imprese suona come un perfetto mix di equilibrio e rilancio. I punti fondamentali sono infatti ricerca, energia e Pmi. Il primo passaggio punta sulla strutturazione di un piano pluriennale per l’innovazione e la ricerca “finanziato da project bonds”. Ambiziosi sono anche i fini energetici: fare del Paese un vero hub per il gas ed adeguare i prezzi a quelli europei; sul fronte elettricità invece si propone di ultimare il cosiddetto ‘coordinamento tra mercati nazionali’ per meglio gestire le congestione sulle reti di interconnessione. Infine, con riguardo alle Pmi, il programma di governo annuncia di voler incentivare progetti di internazionalizzazione e di aggregazione,e altresì di agevolare l’afflusso di credito dal sistema bancario mediante il rafforzamento del Fondo di Garanzia. Le imprese inoltre dovranno essere facilitate anche da un lavoro di costante sburocratizzazione, presumibilmente privilegiando dove possibile il dogma dei controlli ex post.
5) Lavoro: meno vincoli sui contratti a termine.
Letta annuncia una notevole manovra correttiva della legge 92, la quale sembra riflettere la direzione intrapresa dai saggi, nominati dal Capo dello Stato Napolitano, e dalle imprese. Gli obiettivi principali rispondono allo scopo di ridurre le condizioni vincolanti poste sui contratti a termine e semplificare l’apprendistato. Letta annuncia di voler anche rifinanziare la cassa integrazione in deroga (un intervento che comporterebbe, stimano le Regioni, tra gli 1 e gli 1,5 miliardi). Altre emergenza è il superamento del precariato nelle Pa: “si troverà una soluzione strutturale per gli esodati”, si apprende dal discorso pronunciato ieri alla Camera, tuttavia le modalità e le risorse per farlo dovranno ancora specificarsi.
6) Infrastrutture e Mezzogiorno: iniziare dalla scuola e dal dissesto idrogeologico.
“Attirare investimenti” è la parola chiave che Letta ha riservato al programma per le infrastrutture. Il Presidente del Consiglio ha parlato anche di turismo, di valorizzazione della manutenzione delle “infrastrutture stradali, ferroviarie, portuali e aeroportuali”. Il tenore del discorso intensifica poi per il territorio del Mezzogiorno pronosticando l’eliminazione del “divario infrastrutturale” congiuntamente ad un utilizzo più oculato dei fondi Ue. Si è delineato poi “un piano di edilizia scolastica su tutto il territorio nazionale” corroborato poi da un piano pluriennale di manutenzione territoriale a tutela del dissesto idrogeologico. I riferimenti in questi senso, tuttavia, per il momento rimangono vaghi.
7) Welfare: garantire il reddito minimo per le famiglie bisognose.
La base delle proposte che toccano il welfare ha direttamente a che fare con il rilancio del modello sociale europeo. “Il welfare tradizionale non basta più. -ha sancito ieri Letta- Occorre un cambiamento radicale, ma senza isterismi: un welfare più universalistico e meno corporativo che sostenga tutti i bisognosi”. Per un sistema sociale così attivo, dinamico e femminile si prevede dunque il potenziamento degli ammortizzatori sociali, a partire dai precari. Si dovranno poi varare forme reddituali minime, in modo particolare, per i nuclei familiari bisognosi che hanno figli. Il premier non è comunque entrato nel merito delle specifiche risorse.
8) Riforme e legge elettorale: basta al cameralismo perfetto e sostituzione del porcellum.
Uno dei nodi più complessi del programma del Governo Letta riguarda le riforme. In primis la riorganizzazione delle istituzioni e, più in generale, del sistema politico. Per far sì che la verifica della concretizzazione dei lavori arrivi tra 18 mesi, il premier ha annunciato di volersi affidare ad una sorta di convenzione aperta anche ad esperti non parlamentari. Il programma supera il bicameralismo “paritario”: assegna la fiducia ad una sola Camera, mentre il senato diventa un’assemblea delle Regioni e delle autonomie. Parallelamente all’abolizione delle provincie si delinea poi un’ulteriore definizione del titolo V.
9) Giustizia e carceri: misure alternative alla detenzione e ripristino della mediazione.
Un altro punto importante delle prospettive presentate da letta nell’agenda di Governo riguarda la riduzione dei tempi della giustizia. Già i saggi, al fine di snellire il carico del contenzioso civile, hanno promosso l’utilizzo di misure alternative di risoluzione delle cause, mediante soprattutto il ripristino di forme obbligatorie di mediazione. Contestualmente il neo premier abbraccia anche la politica di potenziamento delle strutture giudiziarie, e soprattutto la promozione del principio di moralizzazione della vita pubblica. Secondo Letta bisogna dunque primariamente combattere la corruzione. Anche sul fronte emergenza-carceri il recente programma ripercorre le indicazioni tracciate dai saggi, e cioè la depenalizzazione e l’utilizzo costante, ove possibile, di misure alternative alla detenzione.
10) Costi della politica: la priorità è la nuova legge sui partiti.
La prima mossa da fare in questo senso riguarda il taglio agli emolumenti dei ministri che siano anche parlamentari. Tale istituto verrà infatti abolito proprio a partire dai membri dell’esecutivo appena nominato. Sarà poi la volta della procedura di rifinanziamento ai partiti che troverà sostegno su due principali pilastri: l’abolizione della legge sui rimborsi elettorali che lascerà il posto agli investimenti dei privati cittadini (a fronte delle sperequazioni degli ultimi anni) magari deducibili fiscalmente; ed il consolidamento della democrazia interna ai partiti, stimolando la partecipazione dei militanti e così assicurando la trasparenza procedurale e decisoria.
11) Sanità: consolidare e migliorare i servizi per il cittadino.
Enrico Letta ha accentuato l’attenzione del Paese sul “miglioramento dei servizi sanitari”. Il problema delle scarse risorse, tuttavia, anche in questo frangente si fa sentire. A partire dal 1^ gennaio del prossimo anno infatti entreranno in vigore i maxi-ticket comprensivi di due miliardi di euro aggiuntivi rispetto agli attuali. La partita sanitaria si prospetta pertanto una delle più delicate da giocare per l’uscente esecutivo. Il neo ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha già dichiarato in proposito di voler aprire un tavolo “di lavoro ad hoc”. Servono infine importanti manovre anche per tornare ad incentivare i consumi sanitari che, causa crisi, hanno subito un radicale crollo.
12) Beni culturali e turismo: valorizzazione del patrimonio artistico-culturale e del paesaggio.
Per attirare investimenti, ha confermato ieri Letta, occorre primariamente rilanciare il turismo nel nostro Paese. “Questo significa puntare sulla cultura (…), valorizzare e custodire l’ambiente, il paesaggio, l’arte, l’architettura, le eccellenze enogastronomiche e le infrastrutture”. Il premier ha definito il valore dell’Italia “un patrimonio dissipato, un giacimento inutilizzato di potenzialità”. Per far fronte alla scarsezza di risorse presente anche in questo ambito, lo stesso Presidente del Consiglio ha prospettato nella sua replica alla Camera di promuovere il coinvolgimento dei privati, nonostante il neo delegato Massimo Bray abbia, nei mesi scorsi, contestato le logiche privatistiche di gestione del patrimonio artistico nostrano.
13) Istruzione: bloccare la dispersione scolastica e incentivare le strutture
Il riferimento peculiare della nuova politica inaugurata ieri sul fronte-scuola coincide con l’articolo 34 della Costituzione secondo cui “i capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno il diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Gli strumenti indicati riguardano rispettivamente: nuovi mezzi per gli educatori che lavorano sul campo, misure volte ad accrescere il numero dei laureati, e tecniche di contrasto alla dispersione scolastica. Letta è tornato a ribadire, in modo maggiormente sentito per quanto riguarda l’ambito formativo e scolastico, l’importanza cruciale dell’”uguaglianza delle opportunità” e dell’”integrazione costruita a partire dai banchi di scuola e dalle università”.
14) Integrazione e stranieri: dare la cittadinanza ai figli degli immigrati e coltivare l’integrazione sociale.
Sarà compito del neo ministro, di origini congolesi, Cécile Kyenge rendere operativa la strada già auspicata dal Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ossia quella di attribuire la cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia, il cosiddetto ‘ius soli’. Occorrerà mediare. dunque, tra le esigenze burocratiche del Viminale e l’attuazione effettiva dei diritti del ministero dell’Integrazione. “La società della conoscenza e dell’integrazione -ha rammentato Letta ieri alla Camera- si costruisce sui banchi di scuola. (…) Bisogna far tesoro dei nuovi cittadini italiani, così come bisogna valorizzare gli italiani all’estero”.
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