La dichiarazione annunciata del congelamento della rata Imu di giugno ha contribuito, per ora, a rinsaldare la maggioranza in aula dinanzi ad una tematica calda come quella della pressione fiscale. Gli spunti in questo senso non mancano, il neo premier ha infatti annunciato di voler percorrere la strada distensiva della morsa del rigore per poter così riattivare più agevolmente l’economia a partire da molti settori. Letta intende inoltre evitare l’aumento dell’Iva di luglio, conferma l’intenzione di metter mano ad alcune forme contrattuali e altresì di agevolare l’ingresso nel mondo del lavoro, ad esempio eliminando alcuni vincoli imposti ai contratti a tempo determinato o semplificando l’apprendistato. Ad inquadrare la scaletta economica interviene poi la ribadita esigenza di riformare le istituzioni, così come ripetutamente chiesto in coro dall’opinione pubblica e dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Si parte con la riduzione dei costi della politica, a cominciare proprio dai ministri del governo uscente i quali, se parlamentari, saranno chiamati a rinunciare all’emolumento da ministro.
Il programma trasversale presentato da Enrico Letta arriva poi a toccare tutte le riforme più largamente auspicate negli ultimi mesi: dunque, in primis, oltrepassare l’assioma del bicameralismo perfetto che, complice la vigente legge elettorale (tra l’altro da modificare ripristinando le preferenze) ha notevolmente concorso allo stallo di ingovernabilità delineatosi a partire dalle ultime elezioni. La predisposizione di un’unica Camera servirà a conferire o revocare la fiducia al governo, mentre il Senato assumerà la conformazione di una Camera delle Regioni e delle autonomie. Da non dimenticare poi la questione lasciata aperta con riguardo alle due riforme congelate dalla scorsa legislatura, e cioè il federalismo fiscale e l’abolizione delle province. Proprio da questi punti si dovrà costruire il programma di cambiamento degli enti locali, i quali potranno così reggersi su una struttura finanziaria meno penalizzante, grazie soprattutto all’allentamento del patto di stabilità.
Un ulteriore passaggio chiave del nuovo programma politico riguarda poi il settore cruciale del turismo. Un patrimonio dissipato, quello artistico-culturale nostrano, che invece va tramutato in incentivo sicuro per investimenti ed impieghi. La cultura interviene anche a legare altri due fulcri nodali delle proposte di governo annunciate ieri: il potenziamento e lo snellimento del sistema scolastico (scoraggiando la dispersione e incrementando il numero dei laureati), congiuntamente all’integrazione sociale ed occupazionale degli stranieri (per cui diventa importante il riconoscimento della cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia, così come la commistione di culture diverse a partire dai banchi di scuola e dalle aule universitarie).
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