Governo Draghi, Movimento 5 stelle verso la scissione? I contrasti interni e il voto su Rousseau

Sono passati quasi otto anni da quelle elezioni politiche del 24 e 25 febbraio del 2013 che hanno visto lo straordinario exploit del Movimento 5 stelle. Tre poli, centrosinistra, centrodestra e pentastellati, nessuno con una maggioranza che permetteva di governare. Si usciva dalle “lacrime e sangue” dell’esecutivo tecnico a guida Monti, che a dicembre 2012 non aveva più una maggioranza in parlamento.

Siamo nel 2021, torna un nome tecnico (o istituzionale se vogliamo, per allontanare lo spettro della riforma Fornero), ma i 5 stelle non se ne sono più andati. Il Movimento si è però evoluto, si è aperto, non è più quello di otto anni fa che affermava di non volersi alleare con nessuno costringendo le forze della scorsa legislatura al Patto del Nazareno Renzi-Berlusconi.

Dalle elezioni del 2018, il Movimento si è dapprima alleato con la Lega di Salvini, per poi passare all’alleanza giallorossa con il centrosinistra. Un piccolo pensiero: se i 5 stelle dovessero sostenere un esecutivo tecnico a guida Draghi o far parte dello stesso nel caso di un governo politico, in meno di tre anni si passerebbe da “zero alleanze” all’essersi alleati con tutte le forze politiche del Parlamento.

Dalle notizie di oggi, quest’ultima alleanza dovrebbe passare dal voto su Rousseau, la parola passa quindi agli iscritti al Movimento. Cosa dicono invece quelli che il Movimento l’hanno creato?

Beppe Grillo è arrivato a Roma questa mattina e potrebbe partecipare alle consultazioni. Dopo una telefonata con Draghi nella giornata di ieri, il garante del Movimento avrebbe aperto per un governo politico con il premier incaricato.

Anche Casaleggio si trova a Roma: “Ho incontrato diversi parlamentari e ministri qui a Roma. Qualunque sarà lo scenario politico possibile c’è ampio consenso sul fatto che l’unico modo per avere una coesione del Movimento 5 stelle sarà quello di chiedere agli iscritti su Rousseau“. In questo caso c’è l’auspicio da parte del figlio del fondatore del Movimento che questo resti compatto se a decidere saranno gli iscritti.

Il problema della coesione effettivamente c’è. Alessandro Di Battista, il cui pensiero resta fedele alla vecchia linea del Movimento, ha più volte espresso nei giorni scorsi la sua opposizione al Governo Draghi, scrivendo in un lungo post su Facebook: “Qualsiasi sostegno (diretto, indiretto o mascherato) ad un governo Draghi diventerebbe un NO Conte Presidente del Consiglio e Sì a Renzi. Ovvero a colui che ha creato tutto questo. È inaccettabile”. 

Della stessa opinione anche Barbara Lezzi, ex ministra pentastellata per il Sud: “Un governo con Berlusconi, Calenda, Renzi, Bonino e Salvini, non è un governo politico ma un’attrazione fatale per il M5S ed una sciagura per gli italiani“.

Il ruolo di Conte. Dopo la conferenza stampa di ieri, Conte non ha solo aperto a un governo politico con Draghi, ma si è proposto ancora come leader della coalizione politica tra 5 stelle e PD-LeU, affinché il progetto vada avanti. Agli “amici 5 stelle” ha rivolto il messaggio più importante: “Io ci sono e ci sarò“. Conte si potrebbe ritagliare uno spazio sempre più grande all’interno del Movimento, e in caso di sostegno al governo Draghi potrebbe anche assurgere al ruolo di capo politico.

Se il sostegno dovesse arrivare dal voto su Rousseau, lo scenario di una crisi interna diverrebbe sempre più possibile, così come la possibilità di una scissione a opera degli esponenti della “linea dura”, guidati da Di Battista. Il futuro del governo Draghi e del Movimento 5 stelle stesso potrebbe dipendere dal voto su Rousseau. Parola dunque agli iscritti.

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(Foto ANSA)

Alessandro Sodano

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