Rispetto a papa Francesco, agenda più scarna, quella del Presidente della Repubblica, ma certo non meno impegnativa, dal momento che il risiko parlamentare non garantisce certezze sulla presenza di una maggioranza in grado di supportare un esecutivo.
In realtà, a presentarsi al cospetto del Capo dello Stato non sarà esclusivamente l’arco parlamentare al gran completo – comprensivo di eletti all’estero e rappresentanze delle minoranze linguistiche – ma anche i neoeletti presidenti delle Camere Laura Boldrini e Pietro Grasso, nonché gli ex Capi di Stato, cioè il solo Carlo Azeglio Ciampi, unico tra i vecchi inquilini del Colle ancora in vita. Possibile anche un’apparizione dei senatori a vita, più per galateo istituzionale che per tangibile necessità strategica, anche se l’unico che non pare temere troppo la fatica è il quasi 93enne Emilio Colombo, come dimostrato alle sedute inaugurali del Senato.
Naturalmente, tutti i riflettori saranno puntati sulla delegazione del Movimento 5 Stelle, new entry del Parlamento e grande protagonista di questa fase interlocutoria della politica italiana. Come specificato in più occasioni da Beppe Grillo, saranno lui stesso e l’alter ego Gianroberto Casaleggio a recarsi dal Capo dello Stato, accompagnati, con ogni probabilità, dai capigruppo Roberta Lombardi e Vito Crimi.
Quindi, la sfilata di leader e capigruppo contemplerà, come da canovaccio, Pier Luigi Bersani e Nichi Vendola per Pd e Sel, Mario Monti e Pierferdinando Casini per l’area di centro, oltre all’immancabile Silvio Berlusconi e il codazzo di fedelissimi di Pdl, Fratelli d’Italia e Lega Nord (dunque prepariamoci a vedere davanti ai microfoni i vari La Russa, Meloni, forse anche Calderoli).
Con ogni probabilità, nell’arco di 48 ore il Capo dello Stato scioglierà la riserva, affidando un mandato esplorativo a Pier Luigi Bersani, candidato premier dello schieramento che ha conseguito la maggioranza assoluta alla Camera dei deputati e il numero più elevato di seggi – anche se insufficienti – al Senato.
Così, è probabile che Bersani inizi a sua volta la propria girandola di incontri con i rappresentanti degli altri partiti già venerdì, per scoprire se un suo eventuale esecutivo potrà contare sulla maggioranza dei seggi anche alla Camera alta.
Dalle dichiarazioni dei leader, però, non paiono esserci spiragli. Con il partito di Grillo che si chiama ufficialmente fuori – “a Bersani niente fiducia anche se cammina di notte sui ceci”, ha dichiarato il portavoce Messora – e i numeri scarsi di Scelta civica al Senato, l’unico attualmente disponibile al dialogo con Bersani resta il Pdl. E’ stato proprio il segretario Alfano, nella turbolenta trasmissione con Lucia Annunziata, a svelare la proposta indecente al centrosinistra: sostegno al governo Pd in cambio di un moderato al posto di Napolitano. Ma Bersani ha già fatto sapere di giudicare la proposta irricevibile.
Se, dopo l’incarico, i sondaggi del segretario democratico dovessero risolversi in un nulla di fatto, allora si tornerebbe alla casella di partenza, con lavoro extra per il Presidente della Repubblica, in un nuovo giro di consultazioni.
Quale sarebbe, dunque, il nuovo favorito per arrivare a palazzo Chigi? Le ipotesi si sprecano e , tra i più papabili, vengono accreditati Anna Maria Cancellieri – ministro dell’Interno uscente – e Stefano Rodotà, che potrebbe riscuotere il consenso anche dello stesso MoVimento 5 Stelle.
Politicamente, siamo però anni luce oltre lo stadio attuale: meglio non perdersi in congetture e attendere, per scoprire se, davvero, il Pd resterà isolato nella formazione di questo governo o, viceversa, troverà qualche sponda inattesa (?) a palazzo Madama. A Roma, si preannunciano altre giornate frenetiche.
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