Tanto, infatti, ci vorrà per vedere attuata l’intera riforma forense, approvata dal Senato a fine 2012, pubblicata in Gazzetta il 18 gennaio scorso e entrata in vigore il 2 febbraio. A partire da quest’ultima data, infatti, è stata fissata in 24 mesi la scadenza per alcuni punti fondamentali della legge professionale per l’avvocatura, passata tra tante polemiche e, tuttora, sotto il tiro incrociato del Consiglio nazionale forse, deputato a redigere le bozze dei regolamenti, e delle associazioni professionali chiamate a contribuire, fino al bollo finale del Ministero della Giustizia.
Tra i nodi ancora da sciogliere, preme innanzitutto il termine del decreto sui parametri degli avvocati, che saranno messi nero su bianco da un apposito provvedimento, dopo l’esclusione della categoria dal dm sulle altre attività regolamentate. Quindi, altri punti di primaria importanza in orbita legale, sono notoriamente i tirocini gratuiti – sui quali si è consumata la lotta più accesa in sede di approvazione – gli Esami di Stato, le assicurazioni, ma anche le specifiche sulle tipologie di partecipazione degli avvocati alle neonate Società tra professionisti, in modo particolare per quelle multidisciplinari.
Ci sono poi, altri appuntamenti che sono già fissati nel calendario delle scadenze a via Arenula. Sempre in relazione alla riforma dell’avvocatura, non va dimenticato come entro il 2015 dovrà essere riscritto il codice deontologico della professione secondo le indicazioni contenute proprio nel testo della legge entrata in vigore ormai da tre mesi.
Oltre alla riforma forense, c’è poi da sciogliere il nodo della rinnovata geografia delle procure, con i tribunalini soppressi, il taglio di 300 giudici di pace e la riorganizzazione del personale negli uffici da nord a sud. Per questo ramo del lavoro che attende il neo ministro, ci sarà tempo fino al 13 settembre prossimo, quando scadranno i termini e la nuova mappa della giustizia italiana sarà finalmente in vigore.
Ma c’è un altro, importante banco di prova che il nuovo Guardasigilli sarà chiamato ad affrontare: la sua scadenza non è nelle agende ufficiali del Ministero, ma è ormai scontato che, in caso di verdetti negativi, l’imputato Silvio Berlusconi non tarderà a scagliarsi nuovamente contro i giudici invocando una nuova riforma della giustizia. Nell’arco di un mese, infatti, dovrebbero arrivare sia la sentenza di secondo grado nel processo diritti Mediaset – dove l’ex premier è stato condannato a 4 anni, 5 di interdizione dai pubblici uffici e 3 dalle cariche societarie – che il primo giudizio per il caso Ruby.
Tutto ciò, beninteso, qualora non emergano colpi di scena nelle vicende processuali del Cavaliere, che attende già per i prossimi giorni il pronunciamento sulla richiesta di spostamento dei dibattimenti a Milano a Brescia. Senza contare, poi, come sulla vicenda diritti Mediaset il Cavaliere fosse stata investita del conflitto di attribuzione, sul quale è atteso il responso della Corte costituzionale, già rimandato per non recare disturbo alla nascita del governo di Enrico Letta. Allora, è chiaro che c’è abbastanza materiale per attendersi, nelle prossime settimane, un inasprimento dei rapporti tra politica e giustizia di cui, a farsi garante, è chiamata da ora Anna Maria Cancellieri, apprezzato commissario e ministro degli Interni, forse arrivata alla prova più difficile.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento