In sintesi, anche se ancora sulla carta la proposta non è arrivata, dovrebbe trattarsi di una concessione per ritirarsi dal lavoro in anticipo rispetto ai requisiti minimi imposti dalla legge Fornero, tramite una forma di prestito analogo all’assegno che poi, dal momento vero e proprio di accesso al sistema previdenziale, finirebbe per essere restituito sotto forma di piccole trattenute.
Nell’ottica del governo, questo provvedimento potrebbe evitare l’ingrossarsi delle file degli esodati, già centinaia di migliaia dopo il caos generato proprio dalla riforma Fornero, che ha obbligato a emanare svariati decreti e finanziamenti a sostengo di lavoratori rimasti nel limbo tra occupazione e previdenza.
Uno degli obiettivi perseguiti dal governo Letta, non a caso, era il sostegno ai cosiddetti “esodandi”, ossia coloro che, ancora occupati, rischiano di ritrovarsi tra i non salvaguardati nell’arco di pochi mesi, per effetto di messa in mobilità, accordi collettivi o individuali.
Se, allora, in Parlamento dovesse davvero approdare questa proposta per il prestito pensionistico, è possibile che, parallelamente, vengano privilegiati coloro che, da qui a breve, si troverebbero addosso l’etichetta di esodato. Lo stesso Cesare Damiano, ex ministro del Lavoro e firmatario di una proosta di salvaguardia completa, poi bocciata dalla Corte dei Conti, ha benedetto l’idea rilanciata da Giovannini, riservandosi, comuque, di vedere le proposte concrete una volta che saranno approdate in Commissione.
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