Il Ministero di Via XX Settembre ha cercato di mettere questi dati contrastanti in una luce complessivamente positiva. Se si guarda al contesto generale dato da una congiuntura economica molto sfavorevole (e caratterizzato da un chiaro “indebolimento della domanda interna”, si legge nel documento), l’andamento del gettito fiscale risulta positivo (anche se inferiore alle previsioni) grazie alla serie di manovre correttive varate in Italia a partire da luglio 2011. In particolare, le imposte dirette (Ire, Ires, imposta sostitutiva sulle ritenute) fanno registrare un aumento su base annua dello 0,5% (+ 316 milioni di euro), a fronte di una crescita delle imposte indirette (pur con l’Iva in calo dell’1%) complessivamente più marcata (+ 4,6%, per 2,5 miliardi di euro).
Come dire, insomma, che poteva andare peggio, e tutto sommato sono stati limitati i danni. Ma ieri si è sentito anche l’allarme lanciato dalla Corte dei Conti, che ha presentato alla Camera il proprio Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica, mettendo in guardia sull’eccessivo aumento della pressione fiscale, che rischia di tenere al palo l’economia. Nei giorni scorsi, analogo concetto era stato espresso anche dal Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco. In entrambi i casi, due sono state le strade prospettate come alternativa all’aumento delle imposte: il recupero dell’evasione fiscale, ed il taglio della spesa pubblica. Nessuna novità, verrebbe da dire, ma come al solito ancora tanto lavoro da fare in tal senso.
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