Sembra essere questa la domanda che meglio inquadra l’evoluzione della normativa fiscale riferita alle automobili.
In effetti, anche senza conteggiare il gettito “indotto” generato dalle spese relative all’uso dell’auto (si pensi alle imposte che gravano sui carburanti), la fiscalità sulle autovetture nel corso degli ultimi anni è cresciuta con tassi a due cifre. Merito di una legislazione che è cambiata radicalmente per non raggiungere mai, cessato il periodo di assestamento che ha seguito l’introduzione delle note limitazioni, un assetto tale da consentire di fare le opportune valutazioni con sufficiente tranquillità.
Il concorso di diversi fattori, ma tra essi principalmente la crescita del mercato automobilistico e la crescente domanda di gettito tributario, ha fatto sì che l’automobile diventasse prima di tutto un soggetto economico e, conseguentemente, un soggetto di rilievo anche per il Fisco. Dati alla mano, ad oggi l’auto genera circa il 4,5 percento del prodotto interno lordo, e negli ultimi dieci anni la fiscalità sulle autovetture è cresciuta del 60 percento. Quest’ultimo dato, peraltro, assume significati più interessanti se visto in relazione alle categorie di acquirenti rappresentate dalle imprese e dai professionisti. Tali soggetti, infatti, ricoprono una fetta del totale del mercato dell’auto che oscilla tra il 35 ed il 40 percento. E’ chiaro quindi che se si parla di prelievo fiscale in senso stretto, cioè di quello depurato dalle tasse di possesso e dagli altri oneri indiretti più o meno minori, l’esame della disciplina della fiscalità dell’auto acquista un interesse soprattutto in relazione alle imprese ed ai professionisti.
Il volume esamina ed approfondisce le varie “fasi” della vita (acquisto, utilizzo, vendita) dell’auto, nell’ottica delle loro ricadute in ambito fiscale. Ne deriva un quadro piuttosto articolato, entro cui risulta spesso difficile assumere le assunzioni più corrette alla luce delle singole esigenze.
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