Venerdì 20 febbraio è in programma un Consiglio dei ministri che si preannuncia fondamentale per le politiche fiscali dei prossimi mesi e – per certi temi – anni. Tra i numerosi provvedimenti annunciati, infatti, figurano anche nuovi provvedimenti di attuazione della delega fiscale, tra cui anche l’attesa riforma del catasto.
Ma negli ultimi giorni, a rubare la scena è stato il doppio annuncio che vedrebbe, da una parte, l’avvento di una nuova imposta di bollo sui depositi bancari e, all’altra, il definitivo addio agli scontrini cartacei da parte di artigiani, commercianti e studi professionali.
Nel primo caso, è arrivata la secca smentita del ministero dell’Economia, che ha negato sull’arrivo della nuova tassa che spaventa correntisti e clienti degli istituti di credito. Se ne saprà di più a breve.
Dall’altra, però, il tema dell’addio agli scontrini torna prepotentemente d’attualità, anche se la riforma che il governo intende attuare non si completerà prima del 2017.
Cosa succederà dopo gli scontrini
A rendere possibile l’abbandono del sistema di registrazione di cassa in voga fino a oggi, sarà, con ogni probabilità, l’esito del terzo pilastro su cui il governo intende basare i suoi prossimi appuntamenti con il fisco: la tracciabilità dei pagamenti.
Dal governo monti in avanti, sono state diverse le misure che hanno potenziato l’occhio indagatore delle istituzioni fiscali, e sempre inferiori le difese dei contribuenti, ormai rassegnati a operare nella massima trasparenza verso le Entrate.
Il nuovo step sarà proprio quello di diffondere la pratica della registrazione dei corrispettivi da parte delle attività commerciali e artigianali. In proposito, dovrebbero essere messi a punto strumenti più pratici e intuitivi del classico registratore di cassa, che permetteranno di comunicare seduta stante con il database del fisco e rendere, così, obsoleti i vecchi macchinari contabili negli esercizi aperti al pubblico.
Naturalmente, verrà potenziato il ricorso al Pos, che già l’anno scorso avrebbe dovuto diventare obbligatorio per i pagamenti sopra i 30 euro, per poi passare a sistemi ancora più innovativi, come il contatto diretto tra contribuente ed Entrate tramite smartphone o tablet.
Così, il governo sta pensando a favorire l’erogazione di un credito d’imposta da utilizzare in sede di compensazione fiscale, specie per le attività più ridotte ed esposte al rischio del cambiamento.
C’è poi il capitolo delle fatture. L’obbligo per l’invio di dati all’erario relativi alle fatture emesse per i privati è già fissato al primo gennaio 2017: in questo modo, allora, anche il mercato privato si uniformerà all’innovazione che, almeno in questo campo, vede la pubblica amministrazione all’avanguardia, avendolo adottato già nei mesi scorsi, che dal prossimo 31 marzo si potenzierà con l’apertura del Sistema generale d’interscambio. Un sistema che, una volta allargato ai privati, potrebbe anche rivelarsi meno invasivo di recenti adempimenti assai complicati, come le lettere d’intento o lo spesometro.
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