Benché il numero esatto dei non tutelati dal welfare a seguito della legge sulle pensioni, non si sia mai conosciuto con esattezza – alcune stime hanno portato il conteggio addirittura a 400mila persone, ma nuove nei mesi recenti se ne sono aggiunte – la previdenza riesce comunque a mettere in luce come gli interventi riparatori dei vari esecutivi abbiano avuto un’efficacia a intermittenza, per non dire ancora debole, con misure in grado di coprire le posizioni preventivate e veri e propri flop.
E’ questo, ad esempio, il caso della seconda tranche di recupero egli esodati, quella introdotta nella spending review di montiana memoria, varata nell’agosto 2012. Il plafond di salvaguardie era, nel complesso, di 55mila unità, di cui 40mila riservate a lavoratori in stato di mobilità. Ebbene, di queste, solo 6mila sono le certificazioni inviate dall’Inps sul riconosciuto diritto alla pensione, mentre gli assegni effettivamente erogati sono ancora meno, non arrivando a 5mila pur se si includono anche le altre categorie del decreto. Da qui deriva buona parte della nuova platea che dovrebbe essere salvaguardata con il nuovo emendamento presentato dal governo: con il testo in Aula, infatti, il governo in carica ha pensato di recuperare i posti ancora liberi nella tornata dei 55mila.
La panoramica completa dell’Inps, per quanto ancora molto distante da una soluzione definitiva del problema esodati, riesce a proiettare qualche pallida luce sul tema. Certo il numero di pensioni erogate, in proporzione alle posizioni di salvaguardia aperte con le varie leggi, è ancora troppo basso, ma, seppure a rilento, le istituzioni stanno muovendo qualcosa sul fronte martoriato delle pensioni negate.
Il dato definitivo, al 2 luglio 2014, spiega infatti come, a fronte delle 162mila posizioni aperte con le prime quattro salvaguardie, sono state quasi 90mila le certificazioni riconosciute, e 46mila le pensioni attivate.
Al momento, sembra in via di completamento esclusivamente il primo decreto, quello del giugno 2012: su 65mila salvaguardie, mancano poche centinaia di certificazioni per completare l’analisi delle richieste presentate ai centri territoriali, mentre le pensioni erogate ammontano a quasi 37mila.
Se del secondo “paracadute” abbiamo già detto, ancora a metà del guado è invece l’analisi delle 16.130 posizioni aperte tra le due leggi di stabilità del 2013 e del 2014 – QUI LO SPECIALE – a opera di due governi diversi, entrambi a fine corsa, quello di Mario Monti e il successivo di Enrico Letta. Le certificazioni inviate dall’Inps, in proposito, sono ancora ferme a 7mila, mentre le pensioni hanno sfondato quota 4mila. Va comunque notato che per la fetta dei 6mila aggiunti con l’ultima Finanziaria, il termine per la presentazione delle domande è scaduto nei giorni scorsi.
Infine, arriviamo alla platea dei 9mila, attivata sempre dal governo Letta con il decreto 102 dello scorso anno: qui le operazioni sono appena all’inizio, con circa 2mila certificazioni e 586 pensioni attivate.
La strada, insomma, è ancora lunghissima: non solo perché la valutazione delle istanze dei lavoratori e il loro acceso alla pensione richiede tempi biblici, ma in quanto la maggior parte degli esodati risulta tuttora al di fuori da questi conteggi e, a oggi, non può sapere se e quando percepirà l’agognato assegno previdenziale.
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