La nuova ricetta è stata avanzata ieri, sempre in Commissione alla Camera, dove si è consumato l’ennesimo muro contro muro tra deputati e membri del governo sul tema spinoso dei non salvaguardati.
Il governo, infatti, aveva dato parere negativo alla modifica, che avrebbe investito la legge di stabilità e finalizzata a tutelare, nel prossimo biennio, gli esclusi dalla platea dei lavoratori a reddito garantito.
I parlamentari, però, hanno ignorato la posizione del governo, dando via libera a questa riforma che punta a introdurre una “tassa” sui grandi patrimoni per fornire finalmente una copertura alla salvezza degli esodati.
Proprio questo, infatti, era stato il punto attorno a cui si era dipanato il “niet” alla precedente proposta di salvaguardia: di fronte al costo esorbitante di circa 20 miliardi di euro, certificato dalla Ragioneria dello Stato, il governo aveva preferito arretrare, per non compromettere i conti pubblici riassestati dopo le manovre dell’era Monti.
Ma la lotta istituzionale non è finita: ecco che si consuma il secondo round. Il Parlamento ci riprova con questo nuovo testo che avrà risvolti importanti anche sul patto di stabilità, se verrà adottato senza ulteriori modifiche.
Come detto, infatti, la nuova proposta salva esodati punta a dare vita a un vero e proprio fondo d’emergenza, cui ricorrere come “paracadute” per tutti gli esodati esclusi dai decreti già in attuazione.
Tra maggio e agosto, infatti, il governo ha varato due provvedimenti che hanno fornito il rientro nei canoni pensionistici precedenti alla riforma Fornero per oltre 120mila lavoratori.
Altrettanti, o forse più, però, sono quelli che non ne beneficeranno e a questi si stanno rivolgendo gli sforzi dei parlamentari, che spingono per la conferma dei 100 milioni di euro messi in previsione nella prima bozza della legge di stabilità, aggiungendo un prelievo del 3% sui redditi superiori a 150mila euro.
Quelal al vaglio, insomma, sarebbe una tassa ispirata al principio della solidarietà sociale, che andrebbe a pesare sui ceti più abbienti per offrire un’ancora di salvataggio ai tantissimi lavoratori abbandonati dal welfare.
Il fondo esodati, insomma, nei loro auspici dovrà diventare la “cassaforte” per la soluzione di tutti i casi destinati al limbo tra pensione e stipendio tra 2013 e 2014. In esso, i promotori della nuova ricetta salva-esodati sperano di far confluire anche le risorse già stanziate coi precedenti provvedimenti.
Infine, a ulteriore garanzia del mantenimento delle risorse necessarie per sbrogliare la matassa esodati, viene avanzata anche l’ipotesi di aumentare l’accisa sul tabacco, nel caso in cui i fondi dedicati si rivelassero non sufficienti.
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