Le tappe son ben note: in estate, il governo tecnico del Professore era alle prese con la revisione di spesa e, insieme, cercava di non rimanere travolto dalla marea di esodati generata dalla riforma Fornero entrata in vigore da alcuni mesi prima, e già con effetti drammatici sul welfare.
Così, nel decretone della spending review, venne inserita anche la copertura per 55mila esodati, dopo l’ok alla salvaguardia per altri 65mila poche settimane prima. Ecco, dunque, che la platea in grado di rientrare nei paracadute scagliati dal governo Monti, si allargava arrivando a comprendere nuove categorie di lavoratori rimasti senza stipendio e senza trattamento pensionistico.
In questi scaglioni di esodati, figurano anche coloro che si fossero trovati lontani dal posto per ragioni di esuberi aziendali e, in seguito ad accordi stipulati personalmente o a livello di contrattazione sindacale, abbiano maturato il diritto a percepire l’indennità di mobilità in attesa della maturazione dei requisiti per accedere alla previdenza statale.
Ora, però, l’Inps ha messo in chiaro che, per coloro i quali matureranno i minimi per poter usufruire della pensione nel periodo di trattamento di mobilità, non si applicheranno i bonus previsti nel decreto della spending review ormai giunto alla fase definitiva delle verifiche per fare partire gli agognati assegni.
Si tratta di 40mila persone, nel complesso, coinvolte nella fattispecie prevista dal decreto, che avessero, cioè, stretto accordi individuali o sindacali entro il 31 dicembre 2011, con posizionamento sotto la copertura dell’ammortizzatore sociale anteriore al 4 dicembre dello stesso anno.
Ora, le 40mila posizioni riguarderanno solo coloro che, al termine della fruizione, si ritroveranno ancora sprovvisti di requisiti per il pensionamento, mentre per tutti quelli che matureranno i requisiti nel corso della mobilità o della Cig, dovranno accedere alla pensione secondo il processo ordinario.
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