Ad aggravare la precarietà situazionale s’insinua il fattore che vede gli stessi diretti interessati non essere venuti ancora a conoscenza del numero esatto degli esclusi. L’operazione dell’Inps, includente il primo gruppo, doveva già essere chiusa a settembre; oggi, con oltre cinque mesi di ritardo rispetto alle aspettative, e a più di un anno di distanza dal varo della riforma, l’intero procedimento risulta ancora incompleto.
C’è chi spera che per il secondo gruppo le tempistiche riescano a snellirsi, tuttavia le premesse delineate fino ad oggi sembrano non lasciare ampio spazio a fiduciose attese. Basti soltanto pensare che tra la stesura della normativa 135/2012, quella che ne ha fissato i requisiti, alla pubblicazione del decreto ministeriale di attuazione sono passati quasi sei mesi. La celerità, dunque, con la quale il Governo ha perfezionato la riforma, non sembra essere stata sufficiente per attivare altrettanta efficienza nella concretizzazione della tutela prevista per i lavoratori coinvolti.
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