Addirittura, secondo le stime ministeriali, si tratterebbe dell’intervento risolutivo nell’ottica degli esodati ancora esclusi dopo il trittico di decreti varati nel 2012, che hanno offerto la tutela a 130.130 rimasti al di fuori del sistema di welfare dopo l’arrivo della riforma Fornero l’anno precedente.
Nello specifico, i tre provvedimenti adottati dal governo di Mario Monti, prevedevano il rientro nei ranghi dei trattamenti pensionistici per 65mila persone nel primo caso, altre 55mila nel secondo e 10.130 con la legge di stabilità 2013.
In realtà, però, i numeri non sono rispettati per due ragioni: da una parte le pensioni effettivamente erogate – ed erogabili – non saranno così numerose – si parla, per il primo decreto, di circa 10mila posizioni lasciate scoperte. Quindi, le coperture offerte dallo Stato, secondo Inps e Ragioneria, sono in grado di assicurare la pensione a meno della metà della popolazione realmente coinvolta in questa falla del sistema, una massa abnorme di lavoratori prossimi all’uscita che non ha trovato accoglienza nelle nuove leggi della previdenza.
Ora, dunque, anche il governo Letta ha deciso di fare la sua parte, con un decreto che dovrebbe garantire l’assegno mensile per almeno 20 o 30mila esodati. Che questo, però, finisca per risolvere la grana esodati, come auspica il ministro, resta tutto da vedere, poiché la popolazione salvaguardata si aggirerebbe così sulle 150mila unità, a fronte dei quasi 300mila stimati dagli istituti statali. Insomma, la cura Giovannini porterebbe al 50% circa l’asticella dei salvataggi effettuati.
Nello specifico, la legge che sta studiando il governo dovrebbe riguardare chi ha lasciato il posto di lavoro in seguito ad accordi di tipo individuale così come, d’altro canto, coloro che abbiano optato per il versamento volontario dei contributi, due categorie tra le meno considerate dai precedenti interventi statali pro esodati.
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