E’ stato lo stesso ministro del Lavoro Giuliano Poletti a confermare l’imminente approdo in aula a Montecitorio dell’emendamento che dovrebbe assicurare il paracadute per nuovi 32mila esodati, dimenticati dalle recenti innovazioni normative alla legge sulla previdenza.
La nuova platea, in realtà, deriva, sì, da alcune posizioni aperte ex novo dal governo Renzi, ma altre, invece, residue dai precedenti decreti varanti dagli esecutivi Letta e Monti. In questo modo, il computo delle salvaguardie attivate dopo l’apertura della falla a fine 2011, ammonta a circa 140 mila unità.
E non è tutto: nel testo dell’emendamento depositato in Commissione Lavoro dal governo, figurerebbe anche un’estensione delle tutele ad altri dodici mesi, secondo i requisiti oggi vigenti. “Così, solo chi maturerà il diritto nell’arco dell’anno prossimo sarà incluso nelle salvaguardie, cosa che finora non era prevista”. Il termine temporale per accedere al regime di salvaguardia, insomma, slitterebbe da gennaio 2015 a gennaio 2016, portando un po’ di ossigeno ai tantissimi esodati ancora estromessi dalle cure del welfare.
Quella in arrivo, nel complesso, è la sesta salvaguardia, dopo i tre decreti del governo Monti e le tre coperture varate dall’esecutivo di Enrico Letta e da quello attuale di Matteo Renzi. Resterà, comunque, vincolante il parere del Parlamento: “Il governo farà la sua proposta – ha aggiunto Poletti – dopodiché toccherà a Commissione e Aula fare le proprie valutazioni”.
L’interrogativo più pesante che grava sul provvedimento, in realtà, è inerente le coperture, al solito piuttosto scarse. Secondo i primi conteggi, condurre in porto la nuova operazione esodati costerà non meno di 120 milioni di euro, anche se i posti vacanti dei decreti precedenti porteranno in dote un “tesoretto” che andrà sfruttato al massimo con i nuovi 32mila salvataggi.
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