Sono soltanto 11.384 i salvaguardati che, a oggi, hanno raggiunto la conclusione del lunghissimo iter per rientrare nelle tutele previdenziali dello Stato, a fronte dei 130.130 presi in carico.
Per la verità, però, i dati diffusi ieri dall’Inps rispecchiano lo status solo del primo decreto, quello di esattamente un anno fa, l’unico, dei tre provvedimenti adottati a concludere il percorso istituzionale e ad aver esaminato tutti i casi che rientrano nelle fattispecie evidenziate nel testo.
Nello specifico, spiega l’Inps, le situazioni prese in carico a livello di certificazione sono 62mila sulle 65mila preventivate, meno 4,6% rispetto alle previsioni iniziali.
Come da attese, invece, la tipologia dominante per numero di ammissioni alla tutela governativa è quella dei lavoratori in mobilità ordinaria, addirittura in esubero rispetto alle intenzioni iniziali: oltre 26mila casi ammessi contro i 25.500 messi in conto dal decreto.
Altra musica, invece, per tutte le altre categorie di requisiti riconosciute da governo ed esaminate dall’istituto di previdenza: i lavoratori in mobilità lunga sono mille in meno del previsto (2500 in totale), pressoché stabili i titolari di prestazione straordinaria ammessi in 17mila, mentre sono 3mila in meno i prosecutori volontari, 7mila invece che 10mila.
Chiudono la fila i lavoratori in congedo per assistere gravi disabilità dei figli, 87 contro le 150 preventivate, o, ancora, i cosiddetti “cessati” in seguito ad accordi individuali o collettivi da incentivo all’esodo, quasi la metà, poco meno di 4mila a fronte dei circa 7mila sperati.
Questo, dunque, il quadro del decreto a un anno del via alla salvaguardia speciale per i lavoratori estromessi dalle cure della previdenza in seguito all’avvento della riforma Fornero. Proprio l’ex ministro del Welfare è oggetto di una denuncia già notificata al Ministero del Lavoro che lancia l’accusa di mobbing sociale alla condotta del dicastero nei confronti degli esodati. I promotori sono alcuni comitati di lavoratori esclusi dalla savlaguardia, che richiedono il risarcimento per il danno morale subito a seguito della riforma delle pensioni.
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