Pur a fronte della vasta copertura, il numero degli esodati sprovvisti di tutela si mantiene ancora gravemente ampio. Le stime parlano infatti di 200mila aggiuntivi che su parere della Cgil, già a partire dai prossimi mesi, potrebbero arrivare a toccare la cifra di 300mila. Numeri dunque che fanno paura e che non sembrano svelare alcun segno diminutivo, continuando al contrario a subire una crescita nonostante l’emanazione dei tre decreti. Soluzioni sicure e risolutive per il momento non si riescono ad elaborate, in modo ancor più sentito all’interno dell’attuale congettura politica, caotica e seriamente inconcludente, nella quale si trova a versare il Paese.
Il testo del nuovo decreto, già in sede di Commissione, non è rimasto immune dalle polemiche, specie in seguito ad alcune discrepanze evidenziate da alcuni deputati del Pd tra la legge 228/2012 che istituiva il terzo decreto ed il decreto attuativo in questione, in special modo con preciso riferimento ai requisiti previsti per il versamento dei contributi volontari. A garanzia dell’attuazione del terzo decreto-esodati, sono state apportate delle modifiche alle procedure di monitoraggio dell’Inps. L’ente previdenziale, infatti, sarà preposto non soltanto al riscontro dell’esaurimento dei posti disponibili, ma anche all’effettuazione del censimento costante di tutte le istanze avanzate.
I destinatari del nuovo decreto-esodati saranno 2.560 lavoratori in mobilità ordinaria o in deroga a seguito degli accordi governativi, non siglati entro il 31 dicembre 2011, e cessati dal rapporto lavorativo entro il 31 dicembre 2014. A questa categoria si sommano i 1.590 soggetti autorizzati al versamento volontario dei contributi previdenziali, gli 850 prosecutori in attesa di concludere la mobilità ed infine i 5.130 lavoratori cessati.
Per il momento, invece, nulla di nuovo viene riferito sul fronte delle nuove pensioni a rischio per effetto della riforma Fornero che potrebbe presto rendere l’Istituto di previdenza insolvente. Tuttavia, il dibattimento previsto in aula per oggi potrebbe rivedere una modifica in tal senso, proprio in merito all’ordine del giorno.
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