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TIROCINIO AVVOCATI: REQUISITI PER ESSERE AMMESSI?
Per l’ammissione al tirocinio presso un ufficio giudiziario, al momento della presentazione della domanda, il praticante deve:
– essere iscritto nel registro dei praticanti avvocati, previsto dall’articolo 41, comma 2, della legge 31 dicembre 2012, n. 247;
– essere in possesso dei requisiti di onorabilità di cui all’articolo 42-ter, secondo comma, lettera g), del regio decreto 30gennaio 1941, n. 12;
– aver già svolto il periodo di tirocinio di cui all’articolo 41, comma 7, della legge 31 dicembre 2012, n. 247.
SI CONSIGLIA IL SEGUENTE MANUALE A PREZZO SPECIALE:
TIROCINIO AVVOCATI: DOVE POTRA’ ESSERE SVOLTO?
Il tirocinio potrà essere svolto presso uno degli uffici giudiziari compresi nel circondario del tribunale ove è costituito il consiglio dell’ordine al quale è iscritto il praticante avvocato.
E’ previsto che l’attività di formazione del praticante avvocato deve essere conforme ad un progetto formativo elaborato dai capi degli uffici di cui all’articolo 4, comma 1, d’intesa con il Consiglio dell’ordine degli avvocati.
L’attività di praticantato presso gli uffici giudiziari può essere svolta per non più di dodici mesi è può essere proseguita, anche presso uffici diversi, purché presso ciascun ufficio essa abbia una durata di almeno sei mesi.
L’attività di praticantato può essere svolta presso la Corte di Cassazione, la procura generale presso la Corte di cassazione, le Corti di appello, le procure generali presso le Corti di appello, i tribunali ordinari, gli uffici e i tribunali di sorveglianza, i tribunali per i minorenni, le procure della Repubblica presso i tribunali ordinari e presso il tribunale per i minorenni, la Corte dei conti, la procura generale presso la Corte dei conti, le sezioni giurisdizionali regionali della Corte dei conti, le procure regionali della Corte dei conti, le Commissioni tributarie nonché il Consiglio di Stato e i tribunali amministrativi regionali.
COSA DEVE CONTENERE LA DOMANDA?
Nella domanda devono essere attestati, tra l’altro:
1) il punteggio di laurea;
2) la media riportata negli esami di diritto costituzionale, diritto privato, diritto processuale civile, diritto commerciale, diritto penale, diritto processuale penale, diritto del lavoro e diritto amministrativo;
3) i dati relativi all’avvocato presso il quale il praticante ha già svolto il periodo di tirocinio di cui all’articolo 41, comma 7, della legge 31 dicembre 2012, n. 247 e quelli relativi allo studio legale di cui l’avvocato fa parte;
4) ogni altro requisito di professionalità ritenuto rilevante.
Nel decreto sono altresì stabiliti:
– il numero massimo di praticanti avvocati da affidare ad ogni magistrato che abbia dimostrato la propria disponibilità;
– i criteri di selezione dei praticanti avvocati;
– le modalità di svolgimento dell’attività di praticantato.
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