Come al solito nel Bel Paese siamo tutti favorevoli alla concorrenza e alla eliminazione delle posizioni di rendita, con una piccola e non irrilevante postilla però: solo quando si tratta di abbattere posizioni di rendita altrui e purché rendere più efficiente il mercato non significhi intaccare privilegi di cui beneficiamo.
Ecco allora che, anche in un mercato competitivo come quello delle tlc, quando si avvicina il momento cruciale perchè vengano finalmente eliminate asimmetrie ormai obsolete e insostenibili, riducendo sensibilmente le c.d. tariffe di terminazione mobile, come ci chiede ormai da tempo la Commissione europea, le lobby interessate – da un certo punto di vista legittimamente – a tutelare il loro interesse particulare cercano di innalzare una cortina fumogena dinanzi agli occhi del’opinione pubblica nell’impresa improba di dimostrare che i loro interessi corrispondono con quelli nostri, con il risultato, a dire il vero un pò grottesco, di arrivare a mettere in bocca a più o meno ignari parlamentari di vari schieramenti politici la tesi secondo la quale mantenere elevate le tariffe di terminazione sarebbe addirittura nell’interesse del consumatore !!!
Facciamo dunque un passo indietro e cerchiamo di comprendere meglio come stanno le cose. Il meccanismo delle tariffe di terminazione mobile non è infatti necessariamente noto a tutti ma consistente essenzialmente nel fatto che quando chiamiamo qualcuno al cellulare sulla rete di un operatore diverso dal nostro, o chiamiamo un cellulare dal nostro telefono di casa, l’operatore di chi riceve la chiamata fa pagare al nostro una sorta di pedaggio per consegnare la chiamata. E questa gabella alla fine va a pesare sulla nostra bolletta, considerato che gli operatori la ribaltano quasi completamente sul consumatore finale.
Questo meccanismo tariffario è stato inizialmente introdotto per favorire i nuovi operatori che entravano sul mercato, al fine di incentivare i loro investimenti in nuove reti e a creare così un mercato di reti mobili concorrenti tra loro. Oggi che la penetrazione delle reti mobili ha raggiunto, in particolare in Italia, livelli elevatissimi, non ha però più alcun senso mantenere elevate le tariffe di terminazione mobile. E’ per questo che, con una Raccomandazione del 2009, la Commissione europea, definendo le tariffe di terminazione mobile elevate “sovvenzioni indirette a favore degli operatori di telefonia mobile con un’ampia quota di mercato, a scapito degli operatori più piccoli e degli operatori di telefonia fissa” ha chiesto agli Stati membri di riportarle entro il 2012 ai costi reali effettivamente sostenuti da un operatore efficiente per effettuare la connessione.
Attualmente in Italia la terminazione mobile è fissata dall’AGCOM a 5,3 centesimi di Euro al minuto (H3g addirittura a 6,3) un valore del 50% superiore rispetto alla media europea. Solo nel maggio di questo anno – quindi con due anni di ritardo – la stessa AGCOM ha proposto un nuovo percorso di riduzione purtroppo molto timido che eliminerà le suddette distorsioni di prezzo solo nel 2015 e che, per il periodo intermedio presenta valori tra il 50% ed il 91% superiori a quelli applicati dagli altri Stati membri che hanno implementato la Raccomandazione europea.
Non è dunque un caso se tale proposta di AGCOM è stata esplicitamente giudicata dalla Commissione come inadeguata, con una lettera del 23 giugno 2011 la Commissione ha infatti formalmente richiamato l’AGCOM a ridurre le tariffe entro fine 2012 e non entro il 2015, ha ribadito che le tariffe proposte sono troppo elevate, non orientate al costo e al di sopra della media europea e che offrono pertanto un indebito vantaggio competitivo per gli operatori mobili.
Sul tema è intervenuta infine anche l’Antitrust con un parere inviato all’AGCOM a inizio agosto. Il Presidente dell’Antitrust Catricalà ha scritto che i prezzi proposti per le nuove tariffe di terminazione sono ancora troppo alti. Catricalà insomma si è detto d’accordo con i dubbi espressi solo qualche settimana prima dalla Commissione europea.
Questi in estrema sintesi sono i fatti ed è proprio su tali basi, niente di più niente di meno, che Altroconsumo, da tempo impegnata nel dossier terminazioni mobili sia a livello nazionale sia a livello europeo, si è determinata giovedì scorso a lanciare nell’interesse dei consumatori una petizione sul sito www.abbassalatariffa.it con la quale, nell’imminenza della decisione definitiva, chiediamo all’Agcom una riduzione delle tariffe di terminazione mobile ben più netta di quella proposta dalla stessa Autorità, come raccomandato anche dalla Commissione Europea. Attualmente le adesioni sono già oltre 3.000, tutti possono aderire, supportare, diffondere l’iniziativa.
Ora, al lordo della sorprendente presa di posizione di alcuni parlamentari di vari schieramenti, con la quale, per converso, si tenderebbe apoditticamente a sostenere che mantenere elevate le tariffe di terminazione è addirittura nell’interesse dei consumatori, cosa che, se fossimo contagiati dal sacro ardore contro la casta, potrebbe essere liquidata altrettanto semplicisticamente considerando che i parlamentari non pagano nulla per i loro telefonini, vale invece la pena di soffermarsi sulle tesi che alcuni operatori sostengono a supporto del mantenimento delle alte tariffe di terminazione.
In primo luogo gli operatori mobili, che hanno da poco acquistato nuove frequenze nella gara per l’LTE, fanno notare che non è certo questo il momento per ridurre loro gli introiti da terminazione mobile. L’argomento appare alquanto debole, è vero infatti che gli operatori mobili hanno sborsato circa 4 miliardi di Euro per quelle frequenze e che invece gli operatori televisivi se le sono ritrovate in tasca come pacco regalo, ma questa è un’altra storia. Appare, invece, difficile arrivare a sostenere seriamente che non è opportuno eliminare una ormai annosa distorsione di mercato che produce sovvenzioni indirette a favore degli operatori mobili per il fatto contingente che gli stessi operatori hanno di recente deciso meritoriamente, ma comunque liberamente, di investire nelle nuove frequenze.
Altro argomento è che gli operatori mobili avrebbero fatto un legittimo affidamento su decisioni dell’AGCOM che dovevano essere definitive e vincolanti e, sulla base di quelle, avrebbero formulato i loro piani di sviluppo e finanziari. Questa tesi appare anche più difficilmente sostenibile, infatti la Raccomandazione del 2009 parlava chiaro ponendo come obiettivo agli Stati membri di riportare le tariffe di terminazione ai costi reali effettivamente sostenuti da un operatore efficiente entro il 2012 e quindi appare ora peculiare che gli ottimi risutati dell’attività lobbistica nei confronti dell’AGCOM che ha garantito agli operatori mobili un rallentamento dell’implementazione della Raccomandazione in Italia vengano interpretati come qualcosa sul quale si sia potuto o si possa ora fare un legittimo affidamento ! Ma non solo, in realtà doveva essere ben chiaro agli operatori, ancor prima della Raccomandazione, che le tariffe di terminazione sarebbero state ridotte sensibilmente se è vero che, nell’ambito di una intervista ad Altroconsumo del luglio 2008, l’allora Commissaria europea per le telecomunicazioni Viviane Reding sosteneva: “Sono molto delusa per l’approccio mantenuto finora dall’Autorità di regolazione italiana AGCOM sulle tariffe di terminazione. L’AGCOM presiedeva lo European Regulators Group (l’organo che raggruppa le 27 Autorità nazionali di regolazione nel settore delle telecomunicazioni) durante il 2007 ed era quindi bene informata di che cosa la Commissione intendesse fare. Ora stanno tentando di giocare d’anticipo mettendo in campo una riduzione meno ambiziosa rispetto alle indicazioni della Commissione, per proteggere gli interessi dei loro operatori mobili. Questo a detrimento della concorrenza in Europa, ma in primo luogo contro gli interessi dei consumatori italiani. Esiste nel Trattato CE un principio importante che si applica a tutte le Istituzioni europee e a tutte le Autorità nazionali: il dovere di cooperazione leale. Sono sempre pronta a cooperare lealmente con le Autorità nazionali, ma mi aspetto che loro facciano lo stesso, specialmente, quando hanno una diretta e chiara conoscenza dei piani della Commissione. Mi aspetto, pertanto, che l’AGCOM modifichi il suo approccio, portando il proprio piano di riduzione in linea con le metodologie relative alla quantificazione dei costi e i tempi raccomandate dalla Commissione ai sensi dell’articolo 19 della direttiva quadro Ue.”
Infine, vi è l’argomento secondo il quale ridurre le tariffe di terminazione mobile non produrrà necessariamente vantaggi per i consumatori, ma avrà più semplicemente l’effetto di trasferire risorse dagli operatori mobili ad alcuni operatori fissi. Questo è un punto cruciale, le elevate tariffe di terminazione mobile, come già detto, vengono ribaltate infatti dagli operatori sulla bolletta dei consumatori e pesano in particolar modo sulle elevatissime tariffe del fisso-mobile. L’iniziativa di Altroconsumo con la petizione è promossa ovviamente nell’interesse economico dei consumatori ad avere tariffe più basse e ove, quale effetto, si spostasse invece la posizione di rendita dagli opertaori mobili a quelli fissi sarebbe per noi una sconfitta. Vi sono però due considerazioni da fare: innanzitutto se non si cominciano ad abbattere le tariffe di terminazione non ci sarà mai alcun beneficio da trasferire al consumatore e, quindi, la battaglia sulla quale ci siamo impegnati è un passaggio necessario, in secondo luogo ritenere che gli operatori di telefonia fissa, una volta ridotte le terminazioni mobili, non trasferiranno i benefici ai loro clienti è una visione molto pessimistica rispetto al livello di efficienza e competizione del mercato delle tlc. Se, infatti, tutti gli operatori del fisso decidessero a quel punto di non ridurre le tariffe del fisso-mobile saremmo di fronte ad una ipotesi di pratiche concordate lesive della concorrenza e degli interessi dei consumatori di cui dovrebbe occuparsi l’Antitrust. Personalmente sono sempre abbastanza contrario ad interventi dirigistici e quindi voglio sperare che una riduzione delle tariffe di terminazione si traduca in un beneficio per i consumatori senza alcuna necessità di imposizioni calate dall’alto ma se questo non avverrà naturalmente e grazie al libero gioco della concorrenza oltra all’intervento dell’Antitrust dovremmo chiederne anche uno dell’AGCOM volto ad imporre la traslazione dei benefici sui prezzi al dettaglio del fisso-mobile.
A noi le rendite di posizione non piacciono. Fisso o mobile fa poca differenza.
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