La presenza, confermata ufficialmente ieri, di Silvio Berlusconi alla trasmissione “Servizio pubblico” di Michele Santoro è qualcosa di neanche lontanamente immaginabile pochi mesi fa, ma che oggi diventa realtà con l’affannosa rincorsa del Cavaliere alla caccia dei voti perduti.
Questa è, infatti, la ragione cardine in base alla quale l’ex presidente del Consiglio ha accettato l’invito del conduttore “nemico”: cercare di avere la massima esposizione possibile per riportare il Pdl su percentuali dignitose in vista del voto, rischiando anche il tutto per tutto.
Dunque, stasera andrà in scena lo scontro finale: Berlusconi contro Santoro, ma, soprattutto, Berlusconi contro Travaglio, più che una firma, una nemesi, colui che più di tutti ne ha raccontato, con merito, le ambiguità, gli scandali, i processi e le sentenze sul Cavaliere e i suoi fedelissimi negli ultimi vent’anni.
Così, stasera accadrà l’indicibile: il grande accusatore, che il produttore e socio in affari di Berlusconi, Tarak Ben Ammar ribattezzò “Robespierre”, si troverà di fronte l’uomo di cui ha raccontato le – spesso poco nobili – gesta personali, politiche e giudiziarie.
Come molti ricorderanno, Marco Travaglio è diventato personaggio di primissimo piano nell’informazione italiana in seguito all’apparizione, nel marzo 2001, al programma di Daniele Luttazzi “Satyricon”, che andava in onda in seconda serata su RaiDue. Lì, l’emergente giornalista, montanelliano di ferro, presentò la sua ultima fatica letteraria, intitolata “L’odore dei soldi”, dove veniva affrontato il tema della provenienza del patrimonio di Silvio Berlusconi. L’intervista creò talmente scalpore che, da allora, ebbe inizio una faida mai conclusa tra il giornalista, da una parte, e il “cerchio magico” del Cavaliere, dall’altra. Denunce, polemiche e fiumi d’inchiostro sono stati gettati in questi anni ma, fino a oggi, i due grandi rivali non si erano mai incrociati faccia a faccia in diretta televisiva, per giunta in prima serata.
Che strategia adotterà, dunque, il giornalista? Inchioderà Berlusconi partendo dai legami della sua famiglia con la Banca Rasini, ripescherà lo stalliere dalle “amicizie particolari” Vittorio Mangano, oppure spingerà sui recenti insuccessi governativi del suo convitato?
Verranno passate in rassegna le leggi ad personam, o magari verrà citato il famoso editto bulgaro che allontanò dalla tv proprio Luttazzi e Santoro, insieme a Enzo Biagi?
Si preferirà ricordare la recente condanna dell’ex premier, oppure si tornerà a parlare della P2, delle indagini sull’ipotizzato coinvolgimento nelle stragi di mafia e delle dichiarazioni del pentito Spatuzza? O, perché no, il vicedirettore del Fatto quotidiano cercherà di ricordare gli episodi più disdicevoli sulle notti bollenti di Arcore?
E quale difesa adotterà, invece, Berlusconi? Sarebbe sciocco pensare che non abbia già in serbo una tattica per parare gli attacchi dell’accoppiata di giornalisti che riscuotono meno simpatie a partire dall’Udc fino a Storace compreso. Addirittura, c’è chi è pronto a scommettere – nel vero senso della parola – su un possibile abbandono della trasmissione da parte del leader Pdl: i bookmaker di Stanleybet quotano a 5.00 la possibilità che lasci lo studio di “Servizio pubblico” in diretta.
L’ultima apparizione di Berlusconi in una trasmissione di Santoro risale al 2001, quando il conduttore era al timone del programma “Il raggio verde”: in un frammento cliccatissimo ancora oggi su YouTube, il leader dell’allora Forza Italia proruppe in diretta per via telefonica, scontrandosi duramente con l’inviso anchorman.
Da allora, a prendere le difese di Berlusconi nelle trasmissioni condotte dal giornalista ex parlamentare europeo, si sono succeduti i vari Niccolò Ghedini, Maurizio Belpietro, Alessandro Sallusti o qualche leghista di passaggio, mentre la messa in onda dei programmi di Santoro ha passato mille tribolazioni, tra contratti non siglati e aperta ostilità della dirigenza Rai.
Quello che andrà in onda stasera, sicuramente, per chi segue da vicino il rapporto media-politica è un appuntamento da non perdere, che consentirà a una rete emergente come La7 di fare il peno di ascolti.
Da cittadini, però, non possiamo non chiederci se discettare nuovamente su Ruby Rubacuori spacciata per la nipote di Mubarak, o rituffarci nelle peripezie di Giampy Tarantini, sia veramente indispensabile per migliorare la nostra condizione umana e sociale. Dopo un ventennio dominato da queste “priorità”, coi risultati che ne sono conseguiti, la risposta dovrebbe essere ormai chiara per tutti.
Vai al promo di “Servizio pubblico”: puntata del 10 gennaio 2013
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