I primi sondaggi del dopo-bomba Imu certificano una situazione stabile tra i due poli, anche se, tra di loro, gli istituti di ricerca stimano distanze eterogenee tra i fronti politici. Dunque, possiamo concludere che lo charme del Cavaliere imbonitore non è più efficace come in passato? Vediamo.
Partiamo dall’ultima rilevazione di Tecné per SkyTg24, datata 2 febbraio – e dunque antecedente alla proposta di restituzione dell’imposta sugli immobili – che proietta il Pdl al 20,4%, in crescita dello 0,6%, e il Pd lontano 9 punti, al 29,5%, in discesa di una lunghezza.
Sempre più su, secondo la rilevazione, il MoVimento 5 Stelle di Beppe Grillo, che fa registrare un 16,5%, mezzo punto più in alto della precedente indagine. Da sottolineare come, secondo Tecné, i due poli principali, quelli di Berlusconi e di Pier Luigi Bersani, siano ormai distanti di soli 4 punti, 32,9% per il centrosinistra e 28,9% per la coalizione del Cavaliere. Ma in vetta a tutte le percentuali, come al solito, troviamo il partito degli indecisi, stabili al 35%.
Passiamo ora alla rilevazione di ieri, realizzata da Demopolis per la trasmissione di La7 Otto e mezzo: l’istituto è l’unico a certifica un’accelerazione dovuta alla proposta sull’Imu, attestando il Pdl al 20% dopo il 18,6% di venerdì scorso. Secondo l’indagine, il 51% degli italiani riterrebbe il rimborso Imu non credibile, il 34% “auspicabile ma oggi non fattibile“, mentre solo il 15% considera l’ipotesi “giusta e realizzabile”.
E arriviamo, quindi, alla rilevazione firmata da Lorien per Italia Oggi, dove notiamo come, tra il 28 e il 4 febbraio, il Pdl sia rimasto sostanzialmente stabile, dal 20,2% al 20,3%, con le due coalizioni distanti 6 punti: 35,7% per Pd, Sel e i “cespugli” di Bersani, contro il 29,7% dello schieramento di centrodestra.
Insomma, a conti fatti Demopolis pare attribuire all’Imu una crescita che altri istituti avevano calcolato già nei giorni scorsi. A dimostrare l’accoglienza tiepida alla proposta del rimborso, del resto, è il sondaggio tematico realizzato dallo stesso istituto, che stima un 85% di elettori scettici di fronte alla sortita berlusconiana.
Prima di elargire sentenze definitive, però, è bene aspettare ancora qualche giorno: la “botta” è ancora calda è il clima politico potrebbe non aver metabolizzato pienamente l’impegno solenne del Cavaliere.
Quel che è certo è che il centrosinistra continua la propria erosione di consenso: gli istituti sono concordi nel registrare un calo lento, ma costante del Partito democratico. Di fronte a questo scenario, con ancora tre settimane di campagna elettorale, stupisce l’atteggiamento del candidato premier Bersani, che anche ieri sera, ospite di Piazza pulita, ha ribadito di non voler avanzare proposte al solo fine di compiacere l’elettorato. I sondaggi piacciono solo a chi cresce, questo è ovvio, ma assumere una linea di questo tenore è quasi come cercare di vincere la finale della Champions League senza superare la metà campo.
Chi, invece, se la passa bene in fatto di percentuali è il MoVimento 5 Stelle, ormai stabilmente terzo partito, anche laddove (Lorien) viene stabilito a un misero – rispetto agli altri istituti – 14,8% (+0,7% in una settimana). In particolare, il soggetto politico di Grillo sfonda tra i giovanissimi, nati negli anni ’90, coloro che si misurano con l’esperienza del voto per la prima volta.
Secondo una rilevazione mirata di Ispo per il Corriere della Sera, infatti, la lista grillina sarebbe addirittura al 30,4%, nella fascia dai 18 ai 23 anni, i cosiddetti nativi digitali, tallonato solo dal Pd al 28,6%. La lista di Bersani, poi, risale tra i laureati, precari e giovani professionisti tra i 24 e 34 anni, dove raccoglie un 30,9%. Bassa la presa tra i giovani del Pdl, fermo al 12,4% tra i debuttanti al voto e al 15,5% tra i più cresciuti alle soglie dei trent’anni.
Oltretutto, come certificato sia da Demopolis che da Lorien, sono proprio Grillo e i suoi i principali competitor del Popolo della Libertà, il cui recupero risente fortemente della presenza dei 5 Stelle, che attingono al bacino degli storici elettori di Berlusconi così come dal sterminato del non voto. Un “forziere” che risulterà decisivo per l’esito delle urne: Berlusconi cerca di conquistarlo a suon di promesse roboanti per impedire al centrosinistra di governare al Senato, Grillo lo adula sulle piazze del suo Tsunami Tour e gli unici indifferenti sembrano proprio i democratici, che dovrebbero assolutamente cambiare marcia, se non vorranno incappare, il 25 febbraio, in qualche sgradita sorpresa.
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