Questa volta, a garantire il ruolo da protagonista su tutte le piattaforme mediatiche è la sortita sull’Imu, che il leader Pdl ha promesso, ieri a Milano, di restituire in toto – per le prime case – già al Consiglio dei Ministri numero uno, sotto forma di contante o versamento in conto corrente.
Così, a tre settimane dalle elezioni, la scena della campagna elettorale è ancora, completamente e autoritariamente sua. I mezzi di comunicazione principali, anche quelli a lui più ostili, non perdono occasione di dedicare alle sue uscite prime pagine, titoli e invettive, che non fanno che alimentarne la vera finalità del ritorno in campo: trasformare, ancora una volta, le elezioni in un referendum sulla sua persona. E in questo, bisogna riconoscerlo, Berlusconi resta un maestro assoluto.
Ma la vera domanda è: quanto, questa volta le mirabolanti promesse dell’ultim’ora – ricordiamo l’abolizione dell’Ici nel 2006 e l’eliminazione del bollo auto nel 2008 – faranno breccia nel cuore degli italiani? Il popolo votante finirà per cancellare d’un tratto scandali e insuccessi di governo per affidarsi nuovamente al Cavaliere? Questa resta il vero nodo.
Al solito, i sondaggi possono abbozzare quelle che potrebbero essere, di qui a tre settimane, le tendenze prevalenti nel corpo elettorale. Naturalmente, è ancora troppo presto per valutare la portata dell’effetto Imu; possiamo però cominciare a scorgere eventuali trend che si stanno imponendo nel corpo elettorale, dopo un mese di campagna elettorale martellante.
Partiamo dall’ultimo sondaggio di Swg, realizzato per la trasmissione “Agorà” e datato 1° febbraio. E qui, troviamo conferma di quanto già riscontrato nelle indagini delle scorse settimane.
In primis, il Pd sembra ormai precipitato in una spirale negativa, che ne evidenzia le storiche difficoltà nei momenti decisivi delle campagne elettorali. Dopo il boom post-primarie, il partito di Pier Luigi Bersani è ormai stabilito al 28%, con un calo certificato da Swg di 1,4% in 7 giorni: questo il “conto” del caso Mps.
Per converso, il Pdl continua la sua costante risalita, attestandosi al 19,3%, con un guadagno del 2,1% nella scorsa settimana. Una prima testimonianza che, forse, l’acquisto di Mario Balotelli al Milan, piaccia o no, qualche scossone nell’opinione pubblica l’ha portato.
Ma il vero problema di Berlusconi sono gli altri protagonisti della campagna: in passato, la linea del muro contro muro aveva portato bene al Cavaliere. Ora, però, gli schieramenti in campo sono almeno cinque e, per questo, la sua strategia stavolta potrebbe risultare meno incisiva rispetto alle occasioni precedenti.
E il vero avversario di Berlusconi, in questa fase concitata di caccia al voto, si chiama Beppe Grillo, l’unico che il Cavaliere teme veramente perché in grado di sfoderare le sue stesse armi. E i sondaggi, verso il MoVimento 5 Stelle, paiono particolarmente benevoli negli ultimi tempi: 18% secondo le ultime rilevazioni, quasi un punto in più negli ultimi 7 giorni.
Ormai, gli altri partiti si stanno limitando a giocare di rimessa, criticando o ribattendo alle varie sortite del Cavaliere, senza accorgersi che, in questo modo, finiscono per scendere nel terreno su cui il “Pifferaio di Hamelin” – come lo ha definito Monti – vuole portarli. Ne sono una riprova le attenzioni di tutti i sondaggisti per l’effetto causato dalla bomba-Imu.
Tutti si interrogano se e quanto inciderà la nuova promessa del Cav, cercando di calcolare la riserva di credibilità che Berlusconi vanta ancora oggi verso il corpo elettorale. La certezza è una: il leader Pdl sta lentamente richiamando i suoi elettori storici, finiti in massa nell’era Alfano sotto la cappa dell’astensione. Oggi, l’area grigia del non voto si stima nel 15-20%: al suo interno, facile che Berlusconi riesca a pescare ancora qualche vecchio elettore, arrivando in extremis a sfondare il muro del 20%.
A fornire una bussola sui possibili prossimi scenari, l’ultima rilevazione sui leader realizzata da Demos, che attribuisce alla figura del Cavaliere una fiducia del 20%, ben lontano dalle percentuali dei suoi avversari, con Grillo che schizza al 35%, avvicinandosi ai 42,5% di Monti e al 48,5% di Bersani (che però possono contare su un elettorato più di opinione).
Più che sul piano nazionale, dunque, questo Cavaliere d’attacco punta a richiamare a sé i voti decisivi nelle regioni chiave per il Senato: Sicilia e, soprattutto, Lombardia – dove si terranno anche le elezioni regionali. Scenario quanto mai incerto, come dimostra l’ultima indagine di Ipsos per il Partito democratico, che attesta i due candidati governatori principali, Umberto Ambrosoli e Roberto Maroni, affiancati, rispettivamente al 39,4% e 39,7%.
L’esito di questa battaglia deciderà, con molta probabilità, anche il destino del Paese: i voti decisivi si stimano nel novero di non oltre centomila preferenze ed è evidente che, con margini così risibili, ogni proposta “shock” può finire per spostare i favori del pronostico. Dunque, Berlusconi non è certo ai massimi di feeling con l’elettorato, ma la proposta sull’Imu può fornire un’ulteriore spinta verso il blocco completo di palazzo Madama, vero obiettivo finale del Cavaliere.
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