Il Pd di Pier Luigi Bersani si prefigge di non riscrivere l’articolo 18, di lasciarlo nella sua formulazione “tedesca”, l’obiettivo dunque è quello di rendere meno costoso il lavoro a tempo indeterminato rendendolo così più conveniente rispetto a quello determinato. Secondo questo punto di vista è inevitabile correggere la Riforma Fornero senza però dover tornare necessariamente alla Biagi, l’idea è quella di ridurre la tassazione sul lavoro e sull’impresa attingendo dalla rendita dei grandi patrimoni finanziari e immobiliari le risorse per coprire il buco che si verrebbe a creare.
Il Pdl guidato da Silvio Berlusconi, invece, vorrebbe tornare alla legge sul lavoro che lo aveva visto protagonista prima del Governo tecnico, quindi la legge Biagi prima dei cambiamenti messi in atto da Monti. L’obiettivo è quello di realizzare uno “statuto dei Lavori”, azzerando i paletti inseriti sui contratti a termine e le partite Iva. Non solo, è necessario secondo il Pdl seguire lo sviluppo della contrattazione aziendale e territoriale, passando per la detassazione del salario di produttività e sostenendo l’apprendistato, quindi verranno incentivate, con detrazioni per i primi 5 anni, quelle imprese che assumeranno giovani a tempo indeterminato.
La Scelta Civile del premier uscente Mario Montimette al centro del capitolo lavoro il superamento del dualismo fra protetti e non protetti e vuole creare la possibilità di sperimentare un contratto di lavoro a tempo indeterminato meno costoso e più flessibile. Questo non vuol dire però privarsi dei contratti a termine che però devono essere basati su forme più flessibili e devono essere applicati correttamente, contestualmente a questo va accompagnata una riduzione del cuneo fiscale e contributivo connessa ad alcune linee guida per la contrattazione collettiva aziendale per fornire risposte adeguate alle esigenze di flessibilità delle imprese e dei processi produttivi.
Il Movimento di Beppe Grillo, dal canto suo, propone l’abolizione della Legge Biaggi visto che viene ritenuta come il principale responsabile della generazione del precariato in Italia. Il Movimento punta ad istituire un sussidio di disoccupazione garantito, che dovrebbe essere di almeno 1000 euro per due o tre anni, servirebbe ad ammortizzare gli effetti della perdita del lavoro e ad infondere sicurezza nel tessuto sociale, seriamente provato dalla recente crisi economica. Oltre a questa misura assistenzialistica è prevista la detassazione del salario di produttività e per i giovani la detassazione per 4 – 5 anni di apprendistato e contratti a tempo indeterminato.
Rivoluzione Civile di Antonio Ingroia, coerentemente con l’appoggio fornito all’iniziativa referendaria lanciata da Antonio Di Pietro (insieme a Sel), richiede l’eliminazione delle nuove regole sull’articolo 18 messe in atto con la riforma Fornero e contestualmente punta al ripristino totale delle tutele reali contemplate dall’iniziale Statuto dei lavoratori. A livello di ammortizzazioni sociali il movimento di Ingroia mira ad istituire un reddito minimo per le disoccupate e i disoccupati, inoltre è previsto il recupero del fiscal drag per aumentare le retribuzioni e lotta al nemico giurato della precarietà.
Fare per fermare il declino di Oscar Giannino vorrebbe maggiore flessibilità in entrata per il pubblico impiego, come gli altri partiti critica fortemente la riforma Fornero ” l’irrigidimento delle forme d’entrata nel mercato del lavoro – ha spiegato Giannino – rischia solo di produrre maggiore disoccupazione”. Alla luce di questo per Fare è prioritario che tutti i lavoratori possano godere di un sussidio di disoccupazione e strumenti di formazione che incentivino la ricerca di un nuovo impiego. Naturalmente a questi obiettivi si accompagnano quelli inerenti ad un maggior impiego tanto per i più giovani quanto per le donne.
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