Gli ultimi dati disponibili parlano di un debito ancora in crescita, oltre quota 2.020 miliardi che ha leggermente rallentato la sua ascesa, ma senza invertire la tendenza, mantenendosi al 126% del Prodotto interno lordo.
Quali sono, dunque, le ricette dei partiti che si contenderanno i posti in Parlamento nei prossimi cinque anni, verso questa vera e propria emergenza nazionale? Ecco, in ordine, i programmi delle coalizioni maggiori su come frenare la corsa del debito pubblico italiano ed eliminare la zavorra che questo produce sugli investimenti e la crescita generale del sistema Paese.
Centrosinistra: lo schieramento che unisce Partito democratico, Sinistra, Ecologia e Libertà, il Centro democratico di Tabacci e altre piccole formazioni politiche, propone innanzitutto uno screening sui conti pubblici, per conoscere l’esatto ammontare del “rosso” e quanto di questo sarà possibile fare rientrare. Quindi, l’idea avanzata da Bersani è quella di lanciare con forza gli eurobond e allargare i singoli debiti degli Stati sovrani a tutta l’area euro. L’unica via per allentare la morsa del debito, secondo il centrosinistra, risiede in un ampio programma di dismissioni pubbliche e di sostegno a nuovi investimenti.
Centrodestra: nonostante Berlusconi – che ufficialmente non dovrebbe essere candidato premier – abbia minimizzato sul reale influsso del debito pubblico, chiedendone il ricalcolo e ricordando l’economia sommersa – nei piani della sua coalizione dovrebbe esserci un’aggressione in piena regola del debito, al fine di portare il rapporto con il Pil sotto la soglia psicologica del 100%. In previsione, anche specifiche concessioni governative e un nuovo gentlemen’s agreement con la Svizzera per favorire il ritorno dei capitali in patria.
Monti: il premier uscente e la sua coalizione resteranno fedeli, sul fronte del debito pubblico, alla linea tracciata in compagnia del Ministro del Tesoro Grilli e dell’ex supercommissario per la spending review Enrico Bondi. Dunque, ampio ricorso al sistema delle dismissioni, stimate fino a 14 miliardi l’anno fino al 2015. Da lì, dovrà partire un ammorbidimento della curva del debito, soprattutto per la quota che oltrepassa il 60% del Pil.
Grillo e i 5 Stelle: il blogger-comico più noto d’Italia ha spesso preso di mira la cifra monstre del debito pubblico italiano – recentemente definendola “immorale” – al punto da dedicarvi un capitolo apposito nel programma elettorale del suo MoVimento. Nel mirino dei 5 Stelle, innanzitutto, gli sprechi della macchina statale, che subiranno un taglio drastico, insieme a un profondo processo di innovazione digitale, al fine di ridurre costi e filtri tra cittadino e apparato amministrativo.
Rivoluzione civile: “Se combattessimo a dovere evasione fiscale, corruzione e mafia riusciremmo a risparmiare anche 200 miliardi l’anno”. Così Antonio Ingroia ha spiegato la sua cura per il debito pubblico italiano, indicando, al contempo, come necessario “l’abbattimento dell’alto tasso degli interessi pagati” e proponendo, parallelamente al Pil, l’introduzione di un indice di benessere sociale e ambientale.
Fare – fermare il declino: il movimento del giornalista e speaker radiofonico Oscar Giannino è tra i “cespugli” delle elezioni 2013, quello che dà indicazioni più dettagliate in materia economica. A questo proposito, viene ipotizzato un calendario quinquennale, che consenta di portare il debito sotto la soglia del 100% del Pil, mettendo sul piatto le dismissioni applicabili a livello statale – calcolate in valore ben superiore a quello ipotizzato da Monti, fino a 100 miliardi – e uno snellimento delle tante società partecipate presenti sul territorio.
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