Gianmarco Capogna, questo il nome dello studente, ha denunciato per iscritto la condizione di 25mila concittadini che saranno impossibilitati a esprimere il proprio diritto-dovere nelle giornate del 24 e 25 febbraio prossimi.
La lettera esprime amarezza e una composta indignazione su questa vicenda che vede, incredibilmente, migliaia di cittadini privati dell’unica forza per scegliere i propri rappresentanti, la fatidica croce sulla scheda elettorale.
Il problema riapre l’eterna questione del voto all’estero, al quale abbiamo dedicato, in passato, diversi approfondimenti, incluse le indicazioni per prendere parte alla tornata elettorale del mese prossimo.
“Nonostante la chiarezza dell’articolo 48 della Costituzione, il riferimento al fatto che la “legge” stabilisce i requisiti e le modalità per l’esercizio di tale diritto all’estero crea non pochi problemi”, scrive il giovane studente.
A questo proposito, lo studente ricorda che “in base alla legge 27 dicembre 2001, n°459, e ai sensi del Decreto-legge 18 dicembre 2012, n°233, oltre ovviamente ai cittadini con doppia nazionalità o agli italiani che dichiarano congiuntamente a certificati il soggiorno all’estero per un periodo superiore ai 12 mesi, possono votare per corrispondenza, previa apposita dichiarazione, le seguenti tipologie di elettori temporaneamente ( meno di 12 mesi ) all’estero per motivi di servizio o missioni internazionali: appartenenti alle Forze armate e alle Forze di polizia, dipendenti di amministrazioni dello Stato, professori e ricercatori universitari per una durata complessiva di almeno sei mesi e non più di dodici mesi”.
Mettendo in evidenza queste categorie ben definite, allora, lo studente denuncia come non sussista una chiara normativa per i tantissimi universitari temporaneamente all’estero a svolgere un’esperienza di studio e di interscambio culturale, sponsorizzata, peraltro, dalla stessa Unione europea.
“Vengono praticamente esclusi dall’esercizio del diritto di voto per corrispondenza circa 22.000 altri italiani e italiane all’estero: coloro che soggiornano all’estero presso istituti universitari per un periodo tra i 3 e i 9 mesi ma che non sono né professori né ricercatori, gli studenti.”
Ricordando le elezioni del 2006, quando Prodi si impose su Berlusconi per 25mila preferenze, lo studente segnala come il numero, anche esiguo rispetto al totale dei votanti, può essere comunque decisivo per l’esito elettorale.
Ma il punto, a ben vedere, non è questo: “lancio un appello – conclude il giovane studente – alle forze politiche che animeranno il nuovo Parlamento nella prossima legislatura affinché si impegnino a modificare questa normativa al fine di eliminare formalmente e sostanzialmente questa discriminazione garantendo la parità di opportunità per tutti quelli che si trovano all’estero per validi di motivi di esercitare il proprio diritto di voto”.
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