Elezioni 2018: come andrà a finire? Osservate Berlusconi e capirete i sondaggi

Un testa a testa tra M5S e Centro Destra?

I sondaggi – clandestini e non – sono stati banditi, ma in rete si cerca sempre di interpretare orientamenti e inclinazioni a poche ore di un voto più incerto che mai, tentando di indovinare exit poll e risultati delle elezioni 2018. A ben vedere, non è necessario essere chiaroveggenti per intuire come andrà a finire. Basta infatti osservare gli atteggiamenti dei principali leader, soprattutto di quelli più avveduti in campagna elettorale, che possono contare su staff preparati e sempre sul pezzo quando si tratta di tastare il polso all’elettorato.

Forse nessuno, meglio di Silvio Berlusconi, risponde meglio a questo identikit, lui che in più occasioni, anche quando i pronostici lo davano per spacciato (vedi 2006) è regolarmente riuscito a raggranellare più consensi del previsto, sapendo toccare le corde giuste nei giorni antecedenti il voto e convincendo così tanti indecisi.

Dal momento che mai come quest’anno ci troviamo al cospetto di una maggioranza silenziosa di astenuti o indifferenti – è praticamente scontato che si toccherà il record minimo di affluenza per le politiche – le strategie delle ultimissime ore, stavolta, assumono ancor più significato. E così, improvvisamente, anche senza sondaggi, lo scenario diventa improvvisamente molto più chiaro.

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Percentuali e maggioranza

Ormai non ci sono più dubbi: il primo partito sarà il MoVimento 5 Stelle. Molto dipenderà dove si fermerà l’asticella della lista che candida a premier Luigi Di Maio: se a urne chiuse sarà intorno al 25%, non mancheranno le nubi per i grillini, che corrono in solitudine. Al contrario, se i consensi per M5S andranno al di sopra del 30%, allora pur in assenza di maggioranza autosufficiente alle Camere, è possibile che chiedano ufficialmente il mandato per il governo al presidente della Repubblica.

Che questa sia una possibilità concreta lo testimonia, per l’appunto, l’acrimonia con cui Berlusconi nelle ultime settimane ha costantemente attaccato i pentastellati, accusandoli di incompetenza e presagendo disastri in caso di una loro vittoria. È assai probabile che i sondaggi non pubblicati sui mezzi di informazione proiettino il MoVimento molto in alto, chissà magari addirittura a contrastare il totale di coalizione del centrodestra.

In realtà, Berlusconi, Salvini, Meloni e alleati dovrebbero posizionarsi stabilmente sopra il 35%, con Forza Italia e Lega a contendersi il primato della coalizione, appaiate tra il 15 e il 18%. Così, pare prefigurarsi un inedito testa a testa tra 5 Stelle e schieramento berlusconiano, in cui, con ogni probabilità, nessuno dei due potrà contare su un numero sufficiente di seggi per governare in autonomia.

E il Partito democratico? Il fatto che Berlusconi abbia parlato molto poco del Pd – al contrario del passato – può essere indicativo di una forte difficoltà della formazione di Matteo Renzi. Secondo alcune voci, potrebbe sprofondare intorno al 20%, dimezzando insomma il risultato delle europee 2014 all’apice della popolarità del segretario fiorentino. Sicuramente, i dem avranno un calo, dovuto anche alla fuoriuscita di LeU, ma forse la loro dèbacle viene sovrastimata, tenendo conto che a livello di coalizione potrà recuperare qualche punto grazie all’alleata Emma Bonino, la cui lista “+Europa” crede al 3% necessario per entrare in Parlamento.

Naturalmente, molto dipenderà anche dall’attribuzione dei seggi all’uninominale, versante in cui il centrosinistra sembra più in difficoltà, stretto dalla tenaglia che vede la Lega comandare al nord e M5S in gran spolvero al sud. Tutto ciò, tenendo conto che i sondaggi sono sempre e solo statistica, mentre la democrazia, quella che conta davvero, è realizzata esclusivamente dal popolo sovrano, con la croce sulla scheda.

Francesco Maltoni

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