E’ il regno della promiscuità carnale che, golosa e crudelmente infida, si insinua di soppiatto tra la prima e la quarta fila degli ombrelloni, a pungolare con soddisfazione le pieghe mentali della ferrea disciplina morale dei bagnanti conservatori; quelli cui dà fastidio il tanga maschile (femmineo, a-virile, ed altamente sporcaccionesco), quelli che non gradiscono le tette di fuori della vicina di telo distesa accanto al figlio quindicenne (certo che poi il ragazzo mi si sveglia sempre con le occhiaie sotto gli occhi..!), quelli che inorridiscono di fronte a tutto ciò che possa assumere, ai loro occhi, le forme di un vero e proprio”scandalo al sole”.
Nudità, baci, carezze, abbracci impudichi, massaggi strumentali del più vario tipo, assumono al cospetto del bagnante conservatore le vesti di un conclamato oltraggio al “comune senso del pudore”.
E la gara si apre spietata tra i due ideali contendenti: i litigi e gli insulti a suon di cappelli di paglia istericamente gettati nello spazio residuo degli aquiloni e delle palline dei tamburelli; le denunce, scritte o con tanto di chiamata dei Carabinieri, per “atti osceni in luogo pubblico”.
… è una indecenza …. tutto il giorno a pomiciarmi vicino …
…. tutta invidia …..è brutta, acida e zitella ……
A noi giuristi le riflessioni di diritto.
Il nostro codice penale è tutt’altro che tenero con in materia.
L’art. 527 c.p. punisce con la reclusione da tre mesi a tre anni “chiunque, in luogo pubblico o aperto o esposto al pubblico, compie atti osceni”; e “la pena è aumentata da un terzo alla metà se il fatto è commesso all’interno o nelle immediate vicinanze di luoghi abitualmente frequentati da minori”.
A fronte delle pesanti sanzioni dell’art. 527 c.p. – che, tuttavia, è un delitto e dunque va provato quale fattispecie a carattere doloso – interviene il bonario e mitigante art. 726 c.p. che, nel prevedere una tipologia di natura colposa, punisce con l’arresto fino a un mese o con la sanzione dell’ammenda da 258 euro a 2.582 euro chi “in un luogo pubblico o aperto o esposto al pubblico, compie atti contrari alla pubblica decenza”.
Cosa siano gli “atti osceni” ce lo spiega l’art. 529 c.p.: “Agli effetti della legge penale, si considerano osceni gli atti e gli oggetti che, secondo il comune sentimento, offendono il pudore”.
….. e sulla nozione del comune senso del pudore si aprono fiumi in piena di un mondo di parole, dottrine, pensieri ed opinioni, da parte di tutto lo scibile umano, giuridico, dottrinario, letterario e politico.
In punto di diritto c’è di buono che, trattandosi di fattispecie normativa cd. aperta, la giurisprudenza ha sempre avuto la sana abitudine di affidarsi al ritenuto sentire dell’uomo di strada, cercando di cogliere nella quotidianità della vita e della sensibilità media della gente comune gli umori ed il senso del pudore tendenzialmente condiviso dall’intera collettività. Il risultato è, ad esempio, che il “denudamento di seno di donna” è stato di fatto depenalizzato già dagli ottanta – quando la Cassazione proclamò che “non offende più la decenza come è oggi sentita dalla collettività nazionale, almeno nella sua maggioranza” – e che, viceversa, rimane ancora ferma la punizione del “nudo integrale” da esibire esclusivamente nelle spiagge riservate ai nudisti. Parimenti sanzionate, e considerate a tutti gli effetti reato, quelle condotte che comunque “provochino nei consociati un senso di disgusto, disagio, disdegno o disapprovazione” (orinare o masturbarsi in pubblico, esporre i genitali a scopo provocatorio di tipo sessuale, etc. etc.).
E le effusioni, in spiaggia, delle coppie di omosessuali?
Fuor di ipocrisia, la coppia omosessuale suscita – oggettivamente – maggiore interesse di quella eterosessuale.
Giurisprudenza di legittimità ancora assente, schizofrenici livelli di tolleranza dei “famosi” nei confronti del più ampio tema dell’omosessualità: Carlo Giovanardi che va all’attacco di Umberto Veronesi che avrebbe definito l’amore omosessuale più puro di quello eterosessuale in quanto non contaminato dal condizionamento della procreazione; il sindaco di Sulmona Fabio Federico che ha equiparato certi tipi di omosessualità ad una aberrazione sessuale; la parlamentare Anna Paola Concia che lancia una mobilitazione su face book per cercare di fare approdare la legge antiomofobia; lo Stato di New York che legalizza il matrimonio degli omosessuali.
Mescolanza e dissonanza di opinioni, giudizi e valutazioni, assai spesso oltre il raggio della nostra piccola quotidianità, di ciò che a noi può suscitare più o meno fastidio nel nostro vivere insieme.
Ma il nostro codice penale – è bene tenerlo a mente – riconosce a noi, solo a noi cittadini, solo a noi uomini della strada, il potere-diritto di stabilire cosa può offendere realmente “il comune senso del pudore” e cosa invece merita di essere lasciato nel cestino dell’irrilevanza penale, cosa ci lascia indifferenti e cosa tende a crearci imbarazzo e turbamento.
Ed io mio chiedo: ma cosa sente e pensa realmente la gente comune nei confronti degli omosessuali eccessivamente innamorati e pubblicamente iper-affettuosi?
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