La Scambler 800 ha decisamente creato un trend, negli ultimi anni, per via della sua linea alla moda e sbarazzina e per il grande lavoro svolto attorno alla Land of Joy da un team giovane e dinamico, in quel di Borgo Panigale.
Scrambler diventa dunque un brand a sé, il logo Ducati è piccino sul serbatoio. Un brand fatto non solo di moto ma di accessori, abbigliamento, stile. La Scrambler 800, ad oggi, troneggia nella top 10 delle moto più vendute al mondo. Niente male. Ed è proprio per questo che il compito di questa Sixty2 si fa arduo.
L’ultima creatura di Bologna si rivolge ad un pubblico giovane e inesperto, ai principianti, a chi si avvicina per la prima volta alle due ruote: un pubblico difficile, esigente, da soddisfare nonostante il peso sulle spalle di un nome tanto forte. Vediamo se e come la piccina della famiglia Scrambler assolve il suo ruolo.
In breve, cosa cambia
Per portare la Scramblerina in target entry level, a qualcosa si è ovviamente dovuto rinunciare: la forcella a steli rovesciati diventa di tipo tradizionale; il forcellone in acciaio ha un design classico. Nuovi il serbatoio a goccia, e il logo che ruba lo stile vintage dalle gare di BMX con le stelline, in questo caso quattro, a sottolineare la cilindrata di 400 cc. Eh già, il motore è un bicilindrico da 399 cc e 41 cavalli: le prestazioni sono dimezzate di netto, per andare incontro ad un differente tipo di pubblico.
Altri dettagli che differenziano la 62 dalla 800 sono gli specchietti tondi, il nuovo scarico, il portatarga alto, la gomma posteriore da 160.
Questo quel che salta subito all’occhio, ma vediamola più nel dettaglio, partendo dal cuore.
Il motore
Il motore che spinge la Sixty2 è un bicilindrico a L raffreddato ad aria, forte di 399 cc. Derivato da quello della Icon, ha un alesaggio di 72 mm e una corsa di 49. Il motore Desmodue ha carter leggeri e coperchi frizione e alternatore in alluminio con lavorazioni a macchina. Come sulla versione 800, è dotato di un corpo farfallato singolo da 50 mm di diametro con due iniettori sotto farfalla.
Il bicilindrico è omologato Euro 4 e ha pistoni fusi con sacche lavorate, mentre le bielle sono di tipo monolitico. Lo scarico 2 in 1 con silenziatore con cover in alluminio è studiato appositamente per la Sixty2, con i collettori caratterizzati da un giro basso, molto diverso da quello della sorella maggiorata.
Il cambio è a sei rapporti, la frizione ha comando a cavo, minimal e funzionale, come vuole essere la nuova nata di Borgo Panigale. Il Desmodue ha una potenza di 41 cavalli a 8.750 giri e una coppia di 34,3 Nm a 7.750 giri. La manutenzione è richiesta ogni 12.000 chilometri. Il serbatoio del carburante ha una capacità di 14 litri.
Telaio e sospensioni
Il nuovo telaio a traliccio tubolare d’acciaio a doppia trave superiore è decisamente essenziale, abbraccia il motore e si prolunga fin sotto la sella. Il cannotto di sterzo è inclinato di 24°, l’avancorsa misura 112 mm, l’interasse è di 1.460 mm. Numeri che si traducono in stabilità e semplicità di guida. Il forcellone a traliccio è in acciaio.
La Sixty2 monta una forcella Showa a steli tradizionali da 41 mm, non regolabile. La sospensione posteriore è affidata ad un mono Kayaba regolabile nel precarico della molla. Entrambi hanno una corsa di 150 mm.
Ruote e impianto frenante
Di serie sulla nuova Scrambler troviamo le inedite ruote in alluminio a dieci razze, di evidente ispirazione flat track. Il design riprende quello delle ruote a raggi, con razze sottili che si inseriscono nel mozzo centrale incrociandosi l’una con l’altra. Il cerchio anteriore da 3,00’’ x 18’’ e quello posteriore da 4,50 x 17’’ calzano i nuovi pneumatici Pirelli MT60 RS da 110/80 R18 all’anteriore e da 160/60 R17 al posteriore di derivazione enduristica, appositamente realizzati per lei, con un disegno leggermente tassellato.
La frenata è affidata a Brembo, con un sistema ABS Bosch 9.1 MP con sensore di pressione interno. All’anteriore troviamo un disco singolo da 320 mm, morso da una pinza flottante a due pistoncini. Al posteriore invece lavora un disco da 245 mm, con una pinza ad un pistoncino da 32 mm.
Vintage, ma moderna
Ai ragazzi del progetto piace chiamarla Icona Pop, definizione che le calza a pennello, soprattutto guardando la versione arancio oggetto della nostra prova (c’è anche nera o azzurrina). L’ispirazione è quella della street culture, della pop music e della pop art che animavano gli Anni ’60. Anni in cui nacque la prima Scrambler Ducati dalla quale la Sixty2 eredita lo stile essenziale, oggi rivisto in chiave moderna e ancor più funzionale.
Troviamo dunque un bel manubrio largo e la sella lunga, elementi classici che si fondono con quelli più moderni come ad esempio le luci di posizione e il gruppo ottico posteriore a LED. Sul tappo del serbatoio (anch’esso con design ispirato a quello dell’epoca), giusto per non farsi mancare nulla fa bella mostra di sé la scritta “Born Free 1962”.
E sono tanti i dettagli che richiamano il mito, come la strumentazione tonda, super minimal. In questo caso però è totalmente digitale e ha la scala dell’indicatore dei giri motore ispirata al tachimetro della moto degli Anni ’70, posizionata nella parte bassa dello strumento. Con l’aumentare dei giri motore i digit si accendono da destra verso sinistra. La strumentazione mostra inoltre i contachilometri parziali e uno totale, totalizzatore parziale della riserva della benzina, temperatura dell’aria, service, interventi di manutenzione, orologio, spia della riserva del carburante e dell’ABS. Ci sono poi la spia della pressione dell’olio motore, spia abbaglianti, spia neutral, spia indicatori di direzione, immobilizer e spia over-rev, quella del fuori giri. Il computerino di bordo si comanda con un comodo tasto posto sul blocchetto sinistro, vicino al clacson.
Come va?
Veniamo al sodo. Non vedevamo l’ora di saltare in sella e provarla. In Spagna il meteo non ci accoglie nel migliore dei modi ma, nonostante la pioggia incessante, portiamo la Scramblerina a fare un giro in città, habitat a lei particolarmente affine: nella modaiola Barcellona questa motoretta calza a pennello.
E’ bella, su questo ci sono pochi dubbi, e decisamente ben fatta, come ci si aspetta da una Casa come Ducati.
Si avverte subito, non appena in sella, in grande feeling dato dalla sella bassa (790 mm), dal manubrio alto e largo e dalla posizione di guida bella dritta. Questa Scrambler si lascia dare subito del tu. Bisogna solo prestare un attimo di attenzione alla frenata, sulle prime forse un po’ decisa per un principiante, all’anteriore ma anche al posteriore, solitamente più blando. Comunque sia, il Santo ABS ci toglie dai guai in caso di frenate di emergenza o terreni ostili.
La risposta del gas è pronta e il bicilindrico pompa a tutti i regimi un bel po’ di potenza, più di quella che ci si potrebbe apettare da un 400. Il primo impatto, in città, è dunque positivo: sicurezza, facilità e prontezza: quello che promette, mantiene.
Ma come stiamo a divertimento? E’ ora di portare la Sixty2 fuori città. Una manciata di curve e ci accorgiamo di quanto sia divertente e agile, nonostante il peso non esattamente piuma (160 kg a secco). Le sospensioni, morbide, sono pensate più per il comfort cittadino che per la guida brillante, ma non si tirano indietro se si calca un po’ la mano. Le pieghe non sono così spontanee, la Ducati va un tantino maltrattata, per divertirsi tra le curve.
Le gomme Pirelli MT60RS a lei dedicate tengono sufficientemente anche sul bagnato (a Barcellona non pioveva da 100 giorni, immaginatevi le condizioni dell’asfalto sporco e scivoloso) e non disdegnano qualche scorrazzata in blando fuoristrada; anche l’ergonomia della moto suggerisce una guida quasi enduristica, anche in piedi.
Bene la stabilità a velocità sostenute, nessuna vibrazione, inutile toccare l’argomento protezione dall’aria, ovviamente assente.
Una moto da aperitivo milanese, senza dubbio, ma con quel qualcosa in più che la rende complice anche nelle scorribande fuori città.
E il passeggero? Comodo, sulla lunga sella e con delle pedane ben posizionate. Ma non c’è appiglio, ci si deve affidare al guidatore.
Ora, dopo avervi svelato tutti i pregi della nuova Scrambler 400, dobbiamo toccare una paio di tasti dolenti.
Primo: i consumi. La Casa non li dichiara ma, a occhio e croce durante il nostro test dai ritmi non easperati, la percorrenza con un litro di carburante si aggira sui 15 chilometri. Ci premuriamo di non confermare il numero, ma torneremo sull’argomento in un test più approfondito.
Secondo tasto dolente: il prezzo. 7.690 Euro f.c. sono poco meno di 8.000 euro chiavi in mano. Decisamente più della concorrenza, sicuramente tanti per una moto di questa cilindrata, pochi euro in più e ci si porta a casa la 800. Quindi la domanda che di sicuro vi state facendo è… li vale questi quasiottomilaeuro?
Forse no, anche se la qualità è di alto livello. Ma facciamo un paragone col mondo più vicino a noi, quello delle auto: FIAT 500 e Mini, remake di importanti modelli del passato, valgono quel che costano? O paghiamo il Marchio, la tendenza, il vintage ritrovato? La risposta sta nel gusto e nei desideri di ogni cliente. Questa Scrambler di carattere ne ha tanto e la scritta Ducati sul serbatoio ci mette del suo. Bella è bella, bene va bene, qualche
euro in meno sul prezzo di listino e ne avremmo vista in giro qualcuna di più.
di: Cristina Bacchetti per moto.it
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