Così, poiché fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio, e dovendo fronteggiare la folla inferocita delle sue vittime, le autorità hanno disposto, per Wilson, un regolamento di 17 punti ferrei da dover rispettare se vuole condurre la propria vita fuori dal carcere. Chiaramente lo stupratore ha protestato, privato, prima ancora di averla assaporata, della bellezza di una libertà incondizionata.
I fatti dicono che tra il 1971 e il 1994, la “bestia” si rese colpevole di 22 reati sessuali ai danni di donne e bambini, la condanna è stata di 21 anni e decorre dal 1994. Per la legge però, trascorsi i 18 anni, sussistono i termini legali per la scarcerazione, nonostante i dubbi suddetti sul suo cambiamento di natura.
Dunque per cercare di non scontentare nessuno e, paradossalmente, per non violare la legge a sfavore del detenuto, ormai ex, sono state stilate 17 condizioni, piuttosto rigide, che cercano di venire incontro a tutti, soprattutto a quella folla di vittime, e parenti delle stesse, pronta a manifestare la propria rabbia per la decisione presa. L’uomo ha, quindi, l’obbligo di risiedere in una casa situata in un terreno di proprietà del carcere in cui è stato in consegna negli ultimi 20 anni, non può lasciare l’abitazione se non mediante la custodia di almeno due agenti e dovrà indossare una cavigliera gps che ne rilevi costantemente la posizione. Mai nessun detenuto ha subito condizioni così dure nella storia della giustizia neozelandese, condizioni però che hanno il loro prezzo, infatti è stato stimato che questa disposizione costerà circa 100.000 dollari l’anno ai contribuenti neozelandesi.
E’ stato fatto, con questa scelta, un passo importante verso un irrigidimento delle pene per quei reati di matrice sessuale, in questo periodo, del resto, sta per essere approvata in Nuova Zelanda una legge che prospetta l’eventualità di ricorso all’Alta Corte per ottenere l’ergastolo senza possibilità di condizionale per i più pericolosi predatori sessuali.Tuttavia le polemiche non mancano, soprattutto dalla parte di Wilson che, tramite il suo legale, ha fatto ricorso “Wilson – sostiene il suo avvocato, Andrew McKenzie – ha scontato la sua pena e dovrebbe essere lasciato in pace”.
L’Alta Corte di Christchurch il 20 agosto scorso ha rigettato il ricorso, confermando le misure restrittive. Secondo il fondatore dell’organizzazione Sensible Sentencing Trust, Garth McVicar, “Il ricordo di Wilson non ha mai smesso di tormentare le sue vittime. Ho parlato con alcune donne e sono ancora terrorizzate. Per loro ovunque risieda Wilson sarebbe sempre troppo vicino”.
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