Divorzio breve, ok alla Camera: il testo a un passo dal traguardo

Redazione 09/04/15
La commissione Giustizia della Camera dei deputati ha approvato il disegno di legge sul divorzio breve, che passa in aula senza modifiche e dunque è ormai a un passo dall’approvazione definitiva.

Non ci si attendeva un iter così breve a Montecitorio per la riforma della separazione coniugale, dopo i rallentamenti incontrati al Senato, lì dove il passaggio tra commissione e aula ha richiesto parecchie settimane dopo una lunga gestazione.

E invece, non solo la commissione ha approvato senza alcun emendamento il testo uscito da palazzo Madama, ma ha fissato il dibattito in aula per il prossimo 21 aprile, data in cui, cioè, il divorzio breve potrebbe diventare a tutti gli effetti legge dello Stato.

A favorire l’accelerazione improvvisa, di certo, il clima di concordia che si è registrato in Senato con le ultime modifiche prima del voto, che hanno confermato l’appoggio bipartisan alla nuova legge.

Da sei mesi a un anno per la separazione

Dunque, confermato l’impianto definito con l’approvazione di palazzo Madama che ha mantenuto nel provvedimento la possibilità di chiudere le separazioni nell’arco di sei mesi, in presenza di addio consensuale tra i coniugi.

Niente da fare, invece, per il divorzio immediato, rimasto al di fuori del ddl già al precedente step dopo alcune fasi di dibattito parecchio concitate.

Ora, dunque, il limite minimo viene fissato a un anno per lo scioglimento degli effetti civili del matrimonio, salvo che, come detto, i due coniugi non intendano lasciarsi di comune accordo: in questa eventualità, potrebbe arrivare la disposizione di interruzione dell’unione coniugale dopo soli sei mesi.

In casi di comunione dei beni, l’accordo di condivisione decade dal momento in cui viene decretata la fine dell’obbligo di convivenza tra marito e moglie oppure nella data di sottoscrizione del processo verbale di separazione consensuale.

A cambiare è l’articolo 3 della legge 898 del 1970, che su sottoposta al vaglio dell’elettorato con la famosa chiamata referendaria del 1974 per gli effetti del matrimonio, mentre sulla comunione dei beni a subire le modifiche indicate sarà l’articolo 191 del Codice civile.

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