Di conseguenza, si è detto, sono illegittimi anche gli atti firmati dagli stessi dirigenti, dal momento che occupavano indebitamente un ruolo a loro non correttamente attribuito.
Una sentenza davvero scioccante, che, se confermata, arriverebbe a cancellare con un colpo di spugna decine di migliaia di atti, cartelle, provvedimenti e indicazioni diffuse negli ultimi anni dall’ente guidato in precedenza da Attilio Befera e oggi da Rossella Orlandi.
E’ dal 2012, infatti, che i suddetti dirigenti hanno ottenuto riconoscimento formale del loro status occupazionale all’Agenzia delle Entrate, nella quale erano entrati in qualità di funzionari ed avevano successivamente ottenuto la nomina per l’incremento di grado, con passaggio all’organico di dirigenza ma senza il filtro di una regolare selezione pubblica.
Era stato il decreto semplificazioni varato al governo Monti nei primi mesi del 2012 a certificare la validità delle procedure seguite per il conferimento degli incarichi. Un iter che, però, oggi è stato bocciato dalla Corte costituzionale, a tre anni di distanza e dopo migliaia di procedure aperte, chiuse o ancora in corso nei riguardi dei contribuenti.
Dunque, che fare ora? Come verificare se la propria cartella è stata autorizzata da un dirigente che ha ottenuto lo stop dalla Consulta e dovrà, di conseguenza, scendere un gradino di carriera? Come bloccare l’esecutività della cartella?
Innanzitutto, secondo le voci istituzionali, non è affatto comprovato che gli atti firmati dai dirigenti dichiarati illegittimi siano da considerarsi annullati.
Vincenzo Busa, direttore centrale Affari legali e contenzioso dell’Agenzia, intervistato dal Sole 24 Ore assicura che “la pronuncia di illegittimità della Corte non produce effetti sugli atti firmati dal personale incaricato di funzioni dirigenziali. In termini molto chiari – afferma – nella decisione è confermato che gli atti emessi sono legittimi”.
Nel frattempo, le agenzie fiscali sarebbero al lavoro per evitare la paralisi, dal momento che la sentenza non riguarda solo le Entrate, ma anche le Dogane, il Territorio e i Monopoli, per un totale di 1200 dirigenti “clandestini” e migliaia di atti potenzialmente impugnabili.
In ogni caso, per chi abbia in corso procedure di assolvimento debiti da parte di Equitalia, rimane possibile avanzare un ricorso per inesistenza giuridica dell’atto impositivo per carenza del potere dirigenziale di chi ha sottoscritto l’avviso di accertamento, in relazione all’articolo 7 della legge 212/2000, che si rifa alla sentenza di questi giorni, la 37/2015 della Corte costituzionale.
E’ comunque consigliabile attendere gli sviluppi e maggiori indicazioni in merito, anche se rimane, come detto, la possibilità di avanzare ricorso in seguito alla pronuncia della Consulta che ha dichiarato fuorilegge quasi tre dirigenti su quattro e, dunque, possibilmente almeno la metà dei provvedimenti, i quali sono di norma firmati dal direttore dell’ufficio, o da altri che abbiano ricevuto la delega dallo stesso responsabile.
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