Il collegio che il mese entrante procederà all’elezione del nuovo Pontefice si presenterà esattamente costituito da un totale di 117 Cardinali. La forma elettiva adottata sarà quella “per scrutinium”. Questa rimane l’unica, d’altronde, attualmente ammessa, se si considera che Papa Giovanni Paolo II, nella Costituzione Apostolica “Universi Dominici Gregis”, abolì i modi di elezione cosiddetti “per acclamationem seu inspirationem” e “per compromissum” (dei quali mi diverrebbe inopportuno parlare in questa sede ). Nella Costituzione su citata venne sancito che “per la valida elezione (del nuovo Pontefice) si richiedono i due terzi dei suffragi, computati sulla totalità degli elettori presenti”, con l’eventualità di un suffragio in più, qualora si incorresse nella casistica in cui “il numero dei Cardinali presenti non possa essere diviso in tre parti uguali”. In particolare, il Papa Giovanni Paolo II volle stabilire che la procedura dello scrutinio per l’elezione si svolgesse in tre fasi. La prima di esse, che potremmo definire “preparatoria”, assume il nome di “pre-scrutinio”. Durante questa sequenza, si assisterà alla preparazione ed alla distribuzione, da parte dei cerimonieri, delle schede per l’elezione pontificale. Dipoi, nella medesima fase, verranno estratti a sorte, fra tutti i Cardinali elettori, tre scrutatori, affiancati da altri tre funzionari, incaricati della raccolta degli eventuali voti degli infermi (impossibilitati, dalla propria malattia, di partecipare al conclave ). L’estrazione a sorte, infine, riguarderà anche la scelta di tre revisori elettorali. Terminata questa prima fase elettiva, inizierà la seconda, detta “scrutinio” vero e proprio. Questa comprende: la deposizione delle schede nell’apposita urna ed il conseguente loro mescolamento. Seguiranno il conteggio delle stesse e lo spoglio dei voti. La fase che, infine, seguirà le precedenti sarà la terza ed ultima. Essa riveste il nome di “post-scrutinio”, e comprende un ulteriore controllo sul conteggio dei voti, seguito dal bruciamento delle schede. Gli scrutatori faranno la somma di tutti i voti riportati da ciascun candidato, e la regola stabilisce che, nel caso in cui nessuno dovesse raggiungere i due terzi dei voti durante la singola votazione, il nuovo Papa non verrebbe in essa eletto, e si dovrebbe procedere ad un nuovo suffragio. La riforma propugnata da Benedetto XVI nel 2007, modificando ulteriormente le regole elettive per il conclave, fa rigorosamente esigere una maggioranza comprensiva dei due terzi dei voti. La qual cosa è prevista anche nel caso del ballottaggio prescritto dopo 34 scrutini. Si auspica con tale norma, perciò, una scelta unitaria e senza divisione alcuna all’interno della Sistina.
Chi si assumerà i costi del nuovo conclave:
Contrariamente ai timori di molti, il costo complessivo del nuovo conclave graverà completamente sulle casse vaticane. Secondo l’articolo 21 del Concordato tra Stato e Chiesa cattolica, l’Italia dovrà occuparsi unicamente dell’ordine pubblico, e garantire ai Cardinali elettori la sicurezza e la liberta’ di giungere indisturbati al luogo del conclave stesso.
Le misure di riservatezza e di sicurezza durante il periodo del conclave:
Dal momento dell’inizio delle operazioni di elezione pontificale fino al pubblico annunzio dell’avvenuta scelta del nuovo Papa, i locali della Domus Sanctae Marthae, così come la stessa Cappella Sistina e gli ambienti destinati alle celebrazioni liturgiche collegate al conclave, dovranno rimanere chiusi. Per tutto il periodo dell’elezione, l’intero territorio della Città del Vaticano verrà assoggettato ad una vigilanza speciale, ed anche l’attività ordinaria degli Uffici allocati in tale àmbito territoriale dovrà subire una straordinaria regolamentazione, atta a garantire la riservatezza e la libertà di svolgimento di tutte le operazioni del conclave. In particolare, la normativa canonica stabilisce che dovrà provvedersi affinchè “i Cardinali elettori non siano avvicinati da nessuno mentre saranno trasportati dalla Domus Sanctae Marthae al Palazzo Apostolico Vaticano”. Fra l’altro, è fatto divieto, a tutti coloro che “casualmente dovessero incontrare qualcuno dei Cardinali elettori in tempo di elezione, di intrattenere colloquio, sotto qualsiasi forma, con qualunque mezzo e per qualsiasi motivo, con i medesimi Padri Cardinali”.
Il governo provvisorio della Chiesa:
Dal momento delle dimissioni di un Papa, la sua sede vacante viene servita dal Cardinale camerlengo (nel nostro caso, il Cardinal Bertone ), il quale assume il governo provvisorio della Chiesa. Con la sede vacante, l’intera curia decade, insieme al Papa, dalle proprie funzioni. Restano in carica il decano del Collegio (nella fattispecie, il Cardinal Sodano – questa volta non votante – ) ed i vicari Vallini e Comastri. Al camerlengo spetterà anche di governare le procedure pre-conclave. L’annuncio dell’ “Habemus Papam” toccherà, invece, al protodiacono Tauran, francese.
Ciò che, però, lascia perplessi in merito alle funzioni governative in Vaticano, è la decisione delle dimissioni del Pontefice posticipate al 28 febbraio. In altre parole, è ovvio che saranno molte le questioni ed i difficili dibattiti sulla funzione di governo nella Chiesa dalla data dell’annuncio dimissionario di Papa Benedetto XVI a quella delle effettive sue dimissioni. Per il momento, ad esempio, il Pontefice Ratzinger è ancora in servizio; tanto che ha concelebrato la messa delle Sacre ceneri il 13 di Febbraio.
Il nuovo ruolo del Papa dimissionario
Una volta perfezionate le dimissioni, il Pontefice Benedetto XVI conserverà, anche quando non rivestisse più alcuna funzione, il proprio titolo cardinalizio. Ma si osservi che egli non prenderà parte al nuovo conclave, in quanto il diritto canonico stabilisce che i Cardinali ultraottantenni perdano l’elettorato.
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