Non solo piccoli negozi, il vicepremier vuole serrare le saracinesche anche dei centri commerciali e far si che, se festa sarà, lo sarà per tutti, a turni.
“In materia di commercio, sicuramente entro l’anno, approveremo la legge che impone lo stop nei fine settimana e nei festivi a centri commerciali, con delle turnazioni e l’orario che non sarà più liberalizzato, come fatto dal governo Monti. Quella liberalizzazione sta infatti distruggendo le famiglie italiane. Bisogna ricominciare a disciplinare orari di apertura e chiusura”, ha affermato Di Maio a Bari nel corso della sua partecipazione alla Fiera del Levante.
Un’affermazione già fatta prima dell’estate ma ribadita ieri, prima che giovedì inizi in Commissione attività produttive della Camera, l’esame dei disegni di legge sulla chiusura domenicale.
Di disegni si parla perché allo stato attuale non è solo di Maio a parlare di stop ai negozi aperti di domenica. In ballo ci sono 5 proposte: movimento 5 stelle, lega, pd, consiglio regionale delle Marche e una di iniziativa popolare. Ognuna con differenze, ma con l’obiettivo di superare quella legge sulle liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali inaugurata da Monti nel 2011 (decreto Salva Italia): quella che ha dato il via ad aperture selvagge in ogni giorno e orario dell’anno.
Ovviamente critiche arrivano dalla grande distribuzione, che si dice preoccupata: a rischio ci sarebbero 40-50mila lavoratori, ha affermato l’amministratore delegato di Conad, Francesco Pugliese.
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